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molle erbttra ft!minata di Violew: a felloni
¡
e
lacci d'
a
more .
~
<Luel1o feggio fucevan · ombra
alcune
morttl/1,
die
pi
egavanfi a vol ta ;
la
s,¡_
nnlba
vi facca1licpe , e
mefcola.vadolcifTimi pro–
fumi col!' odorc d.>lla
111rmlla.JI
primo penfiero , ch' ebbe Elifa alJ' ufdre
di la
fu
quello di ringroziu o il marito dcll'at•
tenzione avntadi far bello il fuo picciolo!, ro–
micaggio .
Oh~
dif6' egli, quena fara forfe un;4
g«ntilozaa dd mio GiardiRiere
l
gli fono obbli–
gato, che gliene
lia
venuto
il
penfiero .
llario,di!fegli 1i:lifa quahdo lo vide, vi fono
ohbliga.todell' avermi piantata cosl galante fel–
vetta. Selvette, Signora, diífe
1'
afluto villano!
Oh! io ho ben alero che
farc
!
A
pena pofs'
ie>
bailare al lavoro dell' orto mio . Chi vuole fel–
vette ben cenute, ha a darmi piL\ perfone .. . •
Ma cerco pero non avete trafc urata
la
mia; e
quel bel per,olato di morcella,
e::
quella
fie¡fc::
di
Spinnlba
e
per
me un
incantefimo .
Oh
!
MtWtella
,
e
! pi>,,./b,. ,
la Dio merte, fono cofe,
&he na!Cono , e crofcono da
fe ,
!enza ch' io vi
metta
Je
mani .• Ma ehe
!
dice voi daddovero;
&he non
v'
avere meífo mano? .. Non , Sig-nora ,
.,¡
dico , ma non importa:
IC
voi l' avrete caro,
p11/f:.ro
il
t rmfl•
dell' umore nelle piante , vi da–
'º
qualche colpo di farchio ...
E
qucfl'erba
íe–
minata di viole , non
l' avcre forfe colcivata
voi) .,
P
rdonacemi di grazia , padrona ?
gil
erbaggi che voi man
~iace
alla menfa non
fono
ne
¡·
erbcrce di prato. ne le viole
1
e
l'
orces
mio mi da che fare r¡uanto baila, fenza cocetle
geurilezu .
EliCa, dopo quella
~onvtrfazione,
fit
piu che
cerN1, cfte
la tramutazionc del
(110
felv..ggío ri·
tiro