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Mentre che lui ringraziava, giunge un maellrcl
di Mulica, mandato a chiamare da leí , perche
_Je
deffe lezione.
Maellro Timoteo ammaeíl:rato da! Volange
delia parte, che dovea rapprefe
ntare,incomin'
cío
da! fare l' elogio dcll' Arpe. Q.ua l
e
la ¡iie-
1Jezza , e
I' armonia de' fuoni di queílo bello
llrumento
!
Si puo dar cofa piú dolce
!
piu mae–
íl:ofa
!
Queíl' Arpe dovea lecondo lui
rinnovare
tutti i prodigj della Lira . Ma allora trionfa
piL\
queíl' Aree , foggiunfe coreíl:o miovo Orfeo ,
quando con le corrifpondenzc fue foíl:iene gli
accenti d' un' armbniofa e tenera vece - Notate
di piu , Signora , che non v' ha al mondo alrra
cofa , che renda µiu vantaggiofamente cvidenti
le grazie d' un bel braccio, e d' una bella ma–
no; e quando una fe mmina
fa
dare una buona
attitudine
~1
capo con aria d'enruliafmo , rav–
viva. le l'ue fatreEze,
S'
infiammano'tlgli
acchi
fuoi alle confonanze, che
fa
udire altrui , di–
\'enta la meta piu bella.
Elifa arreílo a
tale elogio , demandando al
Maeíl:ro,
s'
egli era forfe un difcendente da Ti–
moteo maeíl:ro d' Aleffaodro. Sl , Signora , ri–
fpofe ·egli,
(ono
della íl:effa fatniglia. Prefe eJl;o
Ja
fua prima lezione. 11 maeíl:ro
ti
moílro pic-
110
di marniglia della chiarezza de' fuoni , che
rnandava fu, ri I' Arpe.
Oh!
cofa divina, efcla–
rn• va egli
!
Ben lo credo: diceva Elifa piano . •
Via, Signora , provarevi voi ancora fopra que–
íl:e armoniofe corde. Eliía vi pofe fopra
la
ma–
no temendo , ed ogni fuono , che ne rraeva
fuO'–
ri , le rifonava ne! cuore . Braviffima, Signora.
efclamava Timorco , braviffima, Spero fra poco
d' udire la volka tenera vece accompagaare ,
~
abeJ.