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53'

*

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~~r"e~..P..,~~

Giuílína da un' occhiata ful

fofa

del gabinerto ;

e merte uno íltido di maraviglia . Voltafi Eli–

{a,

e vede qui

vi

fpiegata una veíla fomigliante

a quella,

~he

avea veduta al paflcggio • Ah

!

ecco in qua! modo egli

{j

vendica di que! deli–

derio, che non era per lui: Giullina , mi ere–

-J erai cu una vol ta? Non

e

egü Silfo degno d'

elfo re adorato ? Non potranno gli occhl d' Eliía.

ceífare dall'ammirar que! nuovo prodigio.

Giun~

ge in que! punto il Volange, e dice: Bellillima

e

quella

Yeila.

Certo

il

vofho gúílo

e

gran lo•

de di quello ch.e i-i

piace ~

Veramente, ptofe–

gul, conliderande queílo drappo da vici no, con–

-.ien dire, che fia Javoro del le Fate. Q.ueílo mo•

do di favellare cadde cosl in accondo, e.a tem–

po, cb' Elila ne diven ne vermiglia come

fe

fofle

fiara

tradita, e il fito fegreto palefato.

La fer<L non

le

uld di mente di commtndare

il

fud

bel Silfo della fua attenzionc , e genti–

Jezza, ed egli ali' Íllconrro le dilfe mille coíe

t:oranro delicare , e s\ affettuofe intoi'no alla.

for.tun<L del!' abbelire la perfona amata l e

del

godare di que! bene che

{j

fa

a leí , ch' ella

non rralafciava di riperere: No: uomo noh

mai al mondo , che fapeífe parlare

co~\;

ad un<L

fofa inrellige11za ccle(\e

e

dato di penfate , e

parh re in tal forma. lo v'avvifo pero avanti;

Je difle, che il mariro voílro fra poco tempo

meco gueggiera. II mio diletto

e

quello di pu–

rificare

I'

ani11fo fuo, e renderlo cosl niahfueco,

e cocan ro affettuofe, e pieghevole a' deliderj vo–

flri, quanto lo cóncede narurn . Voi n' avrece

xanraggio, Elila, fenza dubbio vcruno , e

!;\

felicita voílra

e

mia turra:

rila

n. avro io pói

'iUalche picciolo fvanraggio] E

che~

Avete voi

D

3

dult~