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Giuílína da un' occhiata ful
fofa
del gabinerto ;
e merte uno íltido di maraviglia . Voltafi Eli–
{a,
e vede qui
vi
fpiegata una veíla fomigliante
a quella,
~he
avea veduta al paflcggio • Ah
!
ecco in qua! modo egli
{j
vendica di que! deli–
derio, che non era per lui: Giullina , mi ere–
-J erai cu una vol ta? Non
e
egü Silfo degno d'
elfo re adorato ? Non potranno gli occhl d' Eliía.
ceífare dall'ammirar que! nuovo prodigio.
Giun~
ge in que! punto il Volange, e dice: Bellillima
e
quella
Yeila.
Certo
il
vofho gúílo
e
gran lo•
de di quello ch.e i-i
piace ~
Veramente, ptofe–
gul, conliderande queílo drappo da vici no, con–
-.ien dire, che fia Javoro del le Fate. Q.ueílo mo•
do di favellare cadde cosl in accondo, e.a tem–
po, cb' Elila ne diven ne vermiglia come
fe
fofle
fiara
tradita, e il fito fegreto palefato.
La fer<L non
le
uld di mente di commtndare
il
fud
bel Silfo della fua attenzionc , e genti–
Jezza, ed egli ali' Íllconrro le dilfe mille coíe
t:oranro delicare , e s\ affettuofe intoi'no alla.
for.tun<L del!' abbelire la perfona amata l e
del
godare di que! bene che
{j
fa
a leí , ch' ella
non rralafciava di riperere: No: uomo noh
fü
mai al mondo , che fapeífe parlare
co~\;
ad un<L
fofa inrellige11za ccle(\e
e
dato di penfate , e
parh re in tal forma. lo v'avvifo pero avanti;
Je difle, che il mariro voílro fra poco tempo
meco gueggiera. II mio diletto
e
quello di pu–
rificare
I'
ani11fo fuo, e renderlo cosl niahfueco,
e cocan ro affettuofe, e pieghevole a' deliderj vo–
flri, quanto lo cóncede narurn . Voi n' avrece
xanraggio, Elila, fenza dubbio vcruno , e
!;\
felicita voílra
e
mia turra:
rila
n. avro io pói
'iUalche picciolo fvanraggio] E
che~
Avete voi
D
3
dult~