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~~~~~~~

ella, con una voce incerta ancora • TI mondo

non ha per me at·tratciva veruna . La íldfa

va~

cuitil dell' aRima mia non ha potuto da re accer–

so •a' vani piaceri, che voleano fed url a, e come

farebbe accelliliile ora che voi ]' occupate

?

Ma.

come pofs' io , pt1ro e celcfiefpirito, lufingarmi

di porervi ar reílare, •e

tl'

eílere baílance a voi?

U

dice, rifpofe il Volange, q¡,¡al fia quella cofa,

cbe

di!li~gue

noi da

tutti

g.li

fpirici fparfi per

~ilf'c! v,~~~o

hae

f~If~~~a p~~edfi~!ª Jf~z~cn~~."bJf~I~~

;dtro , che nclla cofa amara . N atura gli colCe

I~

facolra d' amufi da fe

fo

lo; e ficcome egli

~

partccipe di cutti que' diletti, che vengono ca–

giona ti da lui, prova anche tutti

i

travagli che

fa foffrire . Lafciommi il deílino Ja ícelta di

quella mera di me íleílo, da cui dovea,

dipen~

dere

Ja

mia felicita; ma !labilirafi tale fcelca ,

non abbiamo alero piu he un' anima, ne io pof–

fo

fpera¡e d' e!Ter fe!1ce alrro che rendendo

fe–

lice voi Siarelo dunque, difs'eíla curta trafpor–

tata; ilnperocche la fola idea di cosl foave

u–

nione mi rapifce, e

fo

lleva fopra di

me

mede–

lima. Come ponra rnai paragonarfi quefi<>intimo

commerzio con quello de' dannofi mortali , de'

quali noi fiamo qul fchiave? Oime

!

voi fapete

cb'

io mi fono aíloggettata alle leggi dell' [me–

neo, e chi mi

fu

polla indoilo una carena . Lo

fo ,

dilfe il Volange, e una delle mte arcenzio–

ni fara il renderlavi legg.iel'a. Ah! ripiglio ella,

non ne liare gelofo.

JI

mio Marico

e

for fe uno

fra gli uomini, che meno degli altri ha

i

vizii

della fua fpezie; ma tutti fono cosl

perfuarl

d.'

e!Tere vantaggiaci fopra di noi , e fono di ció co–

sl borioli;

e

Gotanto clemonti

vcrfo

di

fe

quati.

do