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C:do te .. Al nome del Cielo, Si!!inora , non vo–
glio darvi alcrá fallidio; m:i pro•ccurare di
mee~
tervi lo Ípiriro in 'calma: tenet<J a mente che
per piacere ad 'un Silfo
s'
h.. ad e!fere bella; e
che preílo
11
ce!la d' erferlo c¡uaildo non
li
dor–
mc •• Giuílina, te ne vai
tu?
oh
!
cu fd pur
crudele! Non vedi tu, ch' io tremo
ruú..
? Ac–
~endi
almeno, che mi colga ll Cono cosl
uri
po–
chero: s' egli
e.
pur
pol!i~ile
il fonniferare cosl
alquanco. nel lnoVimenco
d'
anime , in cui mi
ritrovo.
Ag~r:ivarónli
finalmente
que'
begli occhi;
e
u
accordaco tra
il
Volange ,
e
Giuílioa , ch il
Silfo inricroliro per lo ílrido d' Elifa,
(j
lafciaí–
fe bramare curca la notre ,vegilence. Ed in
ef–
fccco ella cbbe l' agio di chiamarlo quanro volle.
Tornea che pii\ no1i ricorrialle.
L'
avranno ,
dicea , fpavencato
Je
mie grida • Oh , rifpofe
Giu!lina,
~
egli cosl paurofo uno Spirlto ?
E
non dovea cgli forfe prevedérc que! timorc ,
che vi é:agiono ? Staccvi
che.ta: egli
fa
qucllo
th ' avece in cuore, quanco voi lncdelima.
E
chl
fa,
che in qucílo pu11ro non
liá
cofia a prelhr–
vi orecchio? .. Che dl cu ma i ' Tu mi fai bac–
tere il cuore .• Ma che? non aver voi dunque
caro Che il Silfo legga
nefl·
anima vollra?,. Ben
fai che sl: iu
elfa
non
e
cofa, che non cli deb–
l>a
placere. Ma nell' idea ch'altri
fi
forma de'
Sllfi, enera femprc qualche puo d' umbra d' uo–
mo;
e Ja
verecondia . • La verrcondin, focoDdo
me,
ll
foori di Jungo con gli Spiriti. Per eíem–
pio , qua! male farebbe
I'
indurlo
a
ritornare
fla
íera? •.
Ah~
che mi giova il far le vi!le del
tonrrario; egli
fa
benc
1
ch' io no bo
la
maggior
\<o~l:ia
del
mondo :
ti