.
~4 '
*
ey~~~~A~
elfehHov1 cofa, che piu 1eghi uno fpirito
ti
mi~
do, quanto l' avere fuperata una volta la diffi–
oolta del conferire, e comunicar i
fuoi fenti–
menti
~
Avrebbe voluto Elifa aver fempre feco
Ja confidente della fua debolezza; ne per alero
avea ca ro i
1
fuo pa lcherto , fuorche per la
li–
be
rea del trol'arli in effo inlieme, e
fo
le.
11
Volange iJ quale da un
luogo dirimpetto
olfervava tutti
i
movimenti d' E lila ;
Ja
vide piu
''Olte fubitamentc commoffa a
11'
aparire di Ze–
lindoro , e parlare
a
Gíufüna con arfa appallio–
nara.
m~#:nJ~~uj~tr::~1ea~l~~~~~~ff'= i1~~~~rr~ ~~I~~!
mento Giufüna fola; le dilfe: Parmi, che la
tua
J
Padrona abbia avuto grandiffimo piacere allo
fpettacolo . . .
Ah!
Signore, vi
fo
dire,
ch
ella
he va pazza. Q_uello Zelindoro
e
lo
fue
deli:de.
Pare che lia ll:ato fatto appunto per lei • Ella
non pul> finire di marnvigliarfi di vedere rapprc–
fentati i fuoi proprj fogni .•
E
che
!
Cosl fat ti
fogni
fa
la
tu~
Padrona] . . Oime
!
Sl.
Signore;
e
ben fa te voi mal
e
a ridurla a' dJletti del fo–
]lnarc .
In
vcrita voi avete gran fortuna , ch'
cíledo ella giovane, e bella com' ell'
e,
li con"
teRti di far
.u·
am0re co'
Silfi ••
Co' Silli
!..
Si .
~ignore
t:o' Silli . Ma io palefo il (egreto fuo con
i nfedelta •. Tu fcher.i:i, Giullina . . . Oh
?
Si :
e
ella cofa da fcberzare?
Eh,
,,¡,,
Signore, cgli
e
un peccato
il
vivere in fua compagnia' tome
voi vivete. Ah
!
che quan¿· io veggo cotelh
giovane al tempo dello fvegliarli, con una car–
nagione viva, con quegli occhi Janguidi , cpn
llna bacca
fre
fea come una ro
fa ,
e
1 •
odo adir•
mi
con un
foípiro)
th'
ella
e
ll:ata
fellce in
ío-
gno
1i