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~,rr,~·<A.'f:dA~
a'Jlpagatitlimo a vederla cogliere, ed a!fcoonda-
7C
le fue ,i<1te·nzioni co.n cal pronrezza . Oime
!
gli diíTe Elifa., voi liere piu felioe, imporcioc–
'Che
indovinare
le
'mie , e fa.pete prevenirle •
Oh! prezioálfimo dono,
ch•
e
quello del faper
-leggere
n~ma
della perfona amata
!
Non
Je
f1
da
•f
~empo
di
deftde.ra.re. Queflo va.nrag–
gio avece voi fopra
•IÍ-
me . Co.nfolatevi, le dif–
{e il ValoeJ anohe la compiacen!:a ha :iiran pre–
~io;
quandl! io
preve~1go
la volonta vollra , ia
fo
la mia : voi avece
il
dilecto di dire , che I'
a nima mia
e
quella, che vi ,guida .
E'
cofa pW.
tufinghevole
il
prevenire , piu dolce il compia–
cere.
ll
vantaggio mio
e
quello deJl'amor pro–
prio, il vofho
l:
qucllo dell' amor.e.
Coranoa d.elioatezza era ad
Elifa
il piu
gca–
ziofo di tutti i Jegami; e avrebbe voluto ,non
ceílar mai dall' udire cosl
cara
voce.; ma,per
{UD
!!>ene , il
V
o
fa
nge avea
la
cura di fcollaríi
d:t
lei
Jubito, che J avoa <lblccmente commoífa
¡
e il
fon
no veniva a c!
a.dequiete.
La .prima rdu. die le ven ne .quando
.li
de/lo,
.fu
quella del fuo Silfo, e la fecorula. quella.deJI'
A rpe fua . Erale llata arrecata il gio,n10 av.anfr
fomplicilfima, e fenza ornamenti . •v:a in fretta.
al
fuo llanzino da lludio , e vi trov.a un' Arpe
tutea ornara con una ghirlanda di iiori , che
ú
vedea e!fcre 1llati colti in quel pu.n to • Uguale
alla m;¡ra.viglia
fu
la.
'fua
aUegrez.za;
e
diceva :.
No, che mai r.ennello in mano d' uomomortale
non produfie .Eosl
fotto
dolciffimo foga.ano. Co–
me
fr
potea piu •dubirare , che non foffe dono
d'
un Silfo? E>ue ale fplendidiffime coprivano
I'
<Arp<i,
la
quale fuor d' ogni dubbio era queJla ,
t?on cui :Valoe fuonava .al' concerto eelelle •.
D
4
Men-