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*

che non vorrei effere. Ah

!

laíc1ace cb' io

abbia di voi una rlima ererna, e rifperrare–

vi

da vei, quanro

vi

ri(oerc io ; non

vo.

glio renderv i a

v

vi lira rivocando !' ordine da.

to da voi , ma mi darelle un faílidio <li

morre ,

fe

non lo ri vocalle voi l\eíla, ed il

contegno vollro d' oggidl ,

fara

la regola di

tutta

la

vira mia . Ho

farro ,

difs'ella , un

errare , lo conofco, vi mecrero riparo .

Vo

a !cri vere, cbe in ca

fa

mía , non

e'

e

piu,

ne

mulica, ne cena, ne danza

:

non vo.

gli11 far

inviti

d' al legrezza , quando ho in

cuore la morte. Sapra

il

Pubblico , cb' io

io lono infelice, ma fono llanca di dillimu.

!are. Al lora il Lufane cadendole al piede ;

le diffe,

fe

non

t'

amalli, quanto io c'amo,

cederei a' rimproveri ruoi ; ma

t'

adoro ,

e vincero me !leffo . Morro di dolore , per

elfere in odio alla mogl ie mia ; ma non

po!fo vivere colla vergogna

d'

averci rraclira

coll' abbandona rri . Senc¡a una fomrna al.

legrezza del d:irti una fella, ru la riculi ;

perch' io vogl io da quella .efcludere cbi non

e

degno

d'

approffi marli a te : in queílo

modo mi fai fapere , che un frivolo mon.

do e a re piu caro del mariro : baila

cos¡

:

andro a dire , che non ha piu luo.

go la folla • Orrenfia commoffa fino al

fondo dell' anima di quanro udiro ave'l ,

e

phi rocca ancora dalle !dgrime ,

che

e

4

avea