un grande orrore • Oime , diffe , ora
i~
coníentiro duaque ad anaojarmi per tutta.
Ja
vita rnia
?
Poiche non polfo darmela
ad intendere , che al mondo non ci fieoo
de paffatempi ; e
tu[[Í
quegli onelli uomi._
ni , fra'
qu~li
vuole , ch' io viva
DOI'\
haa no il garbo degli amici del Valfen ,
A
vea quena
peo
fata , fcambiata al.cun po–
co la rifoluzione del!' animo fúo
¡
onde
non dilfe altro al Luía ne ,
fe
non ch' er:\
deliberara a cedergli una volea : ancora
fo~
ce le fcufe a coloro , cbe pregata l' avea–
no di venire al bailo
¡
e la feíla
fu
lietif,
fima, piena di viraciffima giovjalita , fcnz:\
romore , ne confulione.
Dimmi clunque , cara amica mia , che;¡
manco a' nollri fpaffi , domando il Lufane
ad Ortenlia
?
Voi ripiglio , mi oafcondere
ralvolca
I'
oppreliione , in che mi ren t
1
c
¡
ma non e
feíta
ogni di. Nella vacuira ,
e;¡
nel lileazio della fua cafa una giovaoe dell'
eta mia li bee il v leoo della noja ; e fe;
voi
volete vedere que!lo lenco veleno con–
fum are la mía gioveotu , farete contento ,
No , le di fse , rocco da un vivo dolore ,
non e in me quella fredda crudelta , ch\!
credete, S' io debbo :¡bbandonare il pen!iero
di reodervi felice, p nliero cariffirno , e
ÍO~ v
iliirno, che dov
r~
tenermi occupato in rut·
u
la vita ; non
av10
almene
a
ricfacciarmi
dell'