Je
a vvkr mene ,
fra poco regnerei io me–
defima .
Ufiamo
le fole arme¡ che natura
ci d1ede , dolcezza, e fodu zionc •
11
Lufane, che non a vea pornto chiude.
te occhio, ando
la
martina
a
chiederle , in
modo amichevole ,
come ave(fc parfata la
notte . Voi lo fapece cted' io ,
rifpofo ,
il
qua le avete il diletco d' intorbidare
il mio
ripofo. t..h
!
L ufana
!
IOccava a voi render;
mi sforrunafa
!
é:.hi
ln'
av rebbe detto mai
,
che mi do vdfi pemire
d'
uga fcelca
da
me
farra con cuore co;l ingenuo, e con ra nti
uona fedc? Proffcrendo quelle parole gli
a ea tefa
la mano; e due occhi
i piu eloi
q enti, che amore a verfe farti
parlar mai
¡
gli
ri nfaccia ~a oo
la foa ingratirndine . Me·
t a mia vera, le di íle abbracciandola ,
ere.
dimí, ho ripollo l' ooor m ro, e
la mia for,
tuna otl reodcrti fclice .
y ,
glio , che il tuo
cammino lia fparfodi fiori, ma coocedimi ,
ch' io ue !lacchi le fpi ne .
N
afea no in ce de.
!iderii, che non abbiano mai a
conani
ve·
run
difpiacere, e accenaci ;
che
fa raooo
e
mpiut i nell' anima m ra, fubico , che
fi
fa.
ranoo de naci nella
cua •
La legge, ch' io
t'
impongo non
e
alero , che la tua volon·
ta '
non la
111ome11taoea
>
ch'
e
fancasla ' e
capriccio; m a quella
, che nafcera d alla ri.
fle llrone , e dal la fperie nza
1
quella
che
cu
a vrai di
qua
a dieci anoi
~
Oh verfo
di te
la