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i;ol deliderio di crovarvi la giovialita ,

e

ti

pace, dífpofti a perdonarmi cene debolezze

1

ad infioge rli di non vederle ia pubblico,

l\

cranarmi franchi in prefenza mia , a

com–

patirmi

lontauo • Non fooo pero cosi rari a

trov arli gli amici di quetla forca , e io fpe·

ro d' aveme •.• Al

no n~

fia del cielo ; via

quella la prcnderemo per Ja

noílra compa.

gnia domeltica •.. [o non :ivro due

comp~·

gnie ••• Come Signare, la porca della voílra

cafa non fJra aperra

?"•

Aperca

a~! i

amici

miei fempre : a tucri i

v~ngnenci

110 ,

ve

lo

giuro . ,, Non, Signore ,

Í'l

non comporterq

mai , che

lia da voi provocaro

concra

il

difpregio

del

pubblico con diílinzioni che

offendano. Non amare il mondo li puo be,

niffimo , ma pero !i dee temerlo ,

e rifper·

tarlo •••• Oh

!

amica mía cara ,

non te ne

dar peoí1ero; quello rocca me

folo,

Si dira,

ch' io fono un felvaggio, forfe un gelofo ,

m' importa poco. , . Importa a me; voglio ,

che il mariro mio !ia llimaro ,

e

che non

abbia a rinfacciarmi , ch' io

I'

abbia farro

Í4•

vola del mondo . Compooece

voi

la campa:

g11ia

voílra, come vi piace; ma lalcia re 1ne

colti vare le mie cooofceoze antiche, e

ln1.

pedire, che

la

Corte, e Ja Cirri non !i fca·

~enioo

cenero di voi.

Ammirava

il

Lufane la deflrezza di uM

flon¡¡a gjpvaoc nel difenclere la foa

liben~.

q.