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~ti*

piú

innoceuri; e di pubb!i are ,

ing1 ~ndeo.

dole , le debolezze, o le firavaganze di co.

loro ,

ch' eai

avranno a!Jora adulad .

• •

Gli

e

vero, che a prima vifia cosl facci

ca•

ucre1 i fpa •encano , ma poi oel foodo poco

fono hociv

i:

dappoiche

fi

dice male di rut–

to il mondo, la maldicenza non

fa

piu ma.

le vern 110:

e

una fpecie di pellilenza , che

r erde le forze' fecondo che

¡¡

va

allargan.

do ••. E di quegli Í<1enraci ,

una

!ola oc·

chiara de' quali

e

infuho d'

ººª

donna, e

i

foggecci del parlare la difoncrano

?

Che

ne

tll cu? ..•

Non

e'

e

chi creda loro • , • Non

voglio imitargli

rtel

dir male del cun felfo:

lnolce fono le donne degne di !lima , lo fo;

ma

ve

n'

ha pero ... Come

fra

gli

uomioi

millura

di virct\ ,

e

di vizj, ••

Ora,

di

un

pb

a me, in corella millura ,

che

ci

viera

fare una

fcelta ? .•• Una {celta

fi

fa

per

vi vere inliemit intrinfecamente; ma nel mon.

do

fi

vive col mondo . .. lo, Giorane cara

mia, vog lio vivere con perfone folamence,

Je

quali per li loro collumi, e caratreri fie.

no degni d' effere miei amici, ••

Oh!

vo!lri

amici , Sigoore, vollri amici, quaoci .fe

n'

h3nno nel corfo della

vita

?••••

Molci ne

ha chi n'

e

degno, e gli

fa

colcivare. Non

parlo gia io di quella generala amicizia ,

che va lino ad

un

[termine eroico

:

amici

chiamo coloro , che veogono

alla

¡nia caí••

col