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·~

ro7

*'

in Jei luogo un' aria di riferva , ed un piii

timido conregno . Queflo che ne' cc.llumi no..

firj

la feriva cnaggiormeote, quantunqoe

a.

velfe poruro vederne degli eiempi In

l

nd ia

¡

'era

l'

ecceíliva difugualia nia nelfe ricchez–

ze ; ma non avea au,ora per eíla pro• ato

av vi limento : quei1a

fu

la

prima volea , io

cui li trovo avvilira.

Signara , difs' ella , nel vegnente di

á

Giulietta, palfa la vita mia ,

fra

ceni am.

maefiramenti di coíe fuperflue molco . Mi–

gliore ; e

phi

~1tile

mi farebbe u o' ind u–

ilria, che da pane. Procacciatemi , io ve ne

prego , cosl fatto fuffidio • Voi non fareté

ridotta mai , Je diíf11

I'

r

nglefe, a tal condi.

zione ; lafciamo ftare che

ci

liamo noi ,

il

Bfanford non li prefe con elfo

voi

il

grado

di pa<lre per nul la. ibenefizi , ripiglio Cora.

ly

fpe!fo Jeguoo piti , che non

fi

vorrebbe •

Accettargli non

e

ve<gogría,

ma

io pur11

m'

av veggo , che il farne a meno,

e

cofa piu

'onella. Pote Giulidtta, quaoto volle , •difap.

pro vare

canea

delicatezza: Coi'aly non vol–

le piti udir parlare

¡¡e

di

palfatempi' ne

di

vaoe occupazioni • Pra

i

lavori convenienti

a maoi deboli , fcelfe quelli, che richiede.

vano c!eílrezza , ed intelligenza maggiore ,

'e

mentre_che ·a quetli atrendeva, a null'ah·

tro

dubitaodo penfav a , che

ª'

faper pure ;

%

davano di che

vivere•

Voi dunque vole-

te