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in Jei luogo un' aria di riferva , ed un piii
timido conregno . Queflo che ne' cc.llumi no..
firj
la feriva cnaggiormeote, quantunqoe
a.
velfe poruro vederne degli eiempi In
l
nd ia
¡
'era
l'
ecceíliva difugualia nia nelfe ricchez–
ze ; ma non avea au,ora per eíla pro• ato
av vi limento : quei1a
fu
la
prima volea , io
cui li trovo avvilira.
Signara , difs' ella , nel vegnente di
á
Giulietta, palfa la vita mia ,
fra
ceni am.
maefiramenti di coíe fuperflue molco . Mi–
gliore ; e
phi
~1tile
mi farebbe u o' ind u–
ilria, che da pane. Procacciatemi , io ve ne
prego , cosl fatto fuffidio • Voi non fareté
ridotta mai , Je diíf11
I'
r
nglefe, a tal condi.
zione ; lafciamo ftare che
ci
liamo noi ,
il
Bfanford non li prefe con elfo
voi
il
grado
di pa<lre per nul la. ibenefizi , ripiglio Cora.
ly
fpe!fo Jeguoo piti , che non
fi
vorrebbe •
Accettargli non
e
ve<gogría,
ma
io pur11
m'
av veggo , che il farne a meno,
e
cofa piu
'onella. Pote Giulidtta, quaoto volle , •difap.
pro vare
canea
delicatezza: Coi'aly non vol–
le piti udir parlare
¡¡e
di
palfatempi' ne
di
vaoe occupazioni • Pra
i
lavori convenienti
a maoi deboli , fcelfe quelli, che richiede.
vano c!eílrezza , ed intelligenza maggiore ,
'e
mentre_che ·a quetli atrendeva, a null'ah·
tro
dubitaodo penfav a , che
ª'
faper pure ;
%
davano di che
vivere•
Voi dunque vole-
te