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11*
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Signor di Lexergue; ne! f 1vellare della
Si
g11ora
v· ha un ce rro che di anacreontico; vi
fi
vede
fugycl!ato dentro il uuon guito dello Zio; non
proferifce cofa , che non eíca da! conio della
fa
na
antichita.
JI
Signor Lucido ritrovo nd le finzio–
ne di Cdicur
d
molle , 1<tqu<
{Melllm
.
Q_uella
picciola Scena s' ha pure a linire diíle il Fin tac,
s' ha a metterla in verli, e vi
fo
di re, che
Ca–
ra
una del le pit\ eleganti cofe, che abbiamo ve–
dute. Gelicur diffe, che per terminarla ave a bi–
fogno del!' aiuto d' Agata, ed acciocche
il d ia-
}ofi~ i~~er:;~r¡~}~i~r;1t1oW~ª~1t~~Í~~~~ ~ i~:
pa&na voílu
l'
411-;m,
J'
1m'
AmicA
!
ripitUO Ce–
licur, Ah: bella , e gentile Agata , non
fari
faPto il cuor vollro altro, che per !' amicizia?
Avra
forfe a favore di quella , raccolce in voi
per foo cli!etto Amore tance grazie? Ecco , d itfe
Agata,
forridendo , il dialogo beniílimo ranne–
dato.
s·
io m' atcacco al ia riípoíla che ci va., que–
íla
ci guider3 aílá.i ben oltre. Se vo!ete, ripiglio
Cclicur,
e
cofa alfai facile
1'
accorciarla . Par–
Jiamo d' altro, difs· ella_ interrompendolo-. Gome
v· ha bene incrattenuto il ptanzo . .• Una fola
parola ho fentita piena di Íenno, e di finezn;
t utto il refiante m·e
sfuggiro, l' animamiano11
era negli oncchi . .. Be.ca fe
! ..
Beatiílima ,
perch'era negli occhi .• S' io voleíli farei le vi–
lle di non inrendervi, o di non credervi; ma le
ille non le
fo
m•i. A me pu dunque c,;ofa na–
tura le ' e femplice. ne fe
1·
abbiane a male
i
nollri begli ingegni, che ''ºi abbiate, piu piacere
a vcder me, che ad afcolcar loro, e da! mio late
..,¡
confello anch' io , che noo mi diípiace
l'
avere
pc:rfona da poterle parlue, fe non
al1ro
con glt
l'•m.
lJI,
B
oc-