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in un giardino ne! qua!e avea
I'
Intendente !' at–
te11zioile di raccog!iere
'tttt~e.
quellc piante
l-a–
re che
1i
vcggomi ln ogni luotu .
Fra l'
a!tre,
meravig!ie v'avea uh cavolo di vari colori am–
)nirato da tutti gli lludiofi di Storia natura!e.
Le fue pieghe, Je frange, la várlera mefcolata.
dei colori fuoi erano la pit\ ílupenda cofa del
m ndo • Mi
li
mofiri , dicea
il
Fintac , una
pianta foreíliera fatta da natura con maggioré
e piu attenta indullria, e fquilira finez:za . Ap'–
punto per vendicare !'Europa
cent.rola preven–
tione di cerri curioíi di tutte quel!e cofe, cbe
vengono da!! ' lndie , e da! PlOndo nuovo
¡
ho
to.,fervato quello cavo!o cos\ bello
MeAtre, che ognuno ílavali ammirando quel
prodigio .
.A
gata
e
Celicur , c¡uafi fopprapenlie–
ro, s' erano raggiunti in un via/e vicino . Oh
!
bell'
1!i
gata, Je
diíle
i! giohne mollrando!e una
rofa' lafterete yoi morir quc;llo fiare ful gam:
bo fuo ? ••••
E
dove vol
e
te voi dunque ch
~!To
muQJa? ••. Dove vorrei mórire io
llelfd~.
Agna
per
tale rifpoíla arrofsl
1
e in qu6l pun–
to fuo Zio in compagnia di due di éjue'
b~gfi
fpirici , ando
a
metterfi
a
federl' in ua bofd1et–
to vicinb, donde potea ogni cofa udire feni:a
ellere
vedu
to . S'
egli
l:
vero feguito
a
di
re
Ce–
licur, che l' anime paffino da un carpo a!! ' al–
tro, io deíidero dopo
la
morte mia d' etlere un,.
:iiofa qua!
e
quella. Se qualche profana mano
s'
allun¡:a per coglicrmi mi celero tra le fpine ;
ma
fe
una vaga Ninfa
fi
degna di rivolgere
a
.n1c:
g!i
occhi, verfo lei m' offeríro , apriro
il
fcno mio, efa!ero le fragranze mie, le mefoo–
lero co_l fuo liato, il deliderlo di piacere
a
lei
rcnécrl
Yivi i miei
colori . ..
.Beniffimo, can-
to