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~13*

~~A~~~~

bella fperanza del mondo,

t!

lo

li

fece federe

il

de(lra a menfa

Ed cccoti fubito tutti gli oc–

chi dell' invidia fiíll in lui . Parve ad ognuno de'

c:o11•itHi, che gli ufurparfe il fuo pofio ; e

in

fondo

all'

anima fua ciuro di farne

vend~tta

fcreditanúo Ja prima opera , che

folfe da

lui

)lubblic•ta. lntaoto Celicur venne ac,ettato ,

e accarezuco da tutti que'Signori, il qua le fin

da

qucl punto incomincio

a

credere, che ffuf–

fero i migliori,

e

piu onefli uomioi dell' uni–

verfo. Una pcrfona nueva defiava

l' emulaio–

ne;

il bel!' ingegno o andava , per cosl dire a

vele fpiegate:

ti

diede giudlzio della R epub–

blica delle lettcrc ' e perche

e

cofa giuíla

il ,

mefcolarc Jode, e critica, furonogenorofamen–

t:e lodad tutti i morci, e lacerad i vivi, cioe

:~:; ~~!~r~h~u~~~,e~f,?~r:n~url~k¡~;"be

0

n7c:~~

za cllero llatc prima vcdute da Finuc ; non

poteano avere altro che un elito palfeggero ;

cuete le fuggellare da

lui coll' impronta della

fua approvaz:ione, dovcano pervcnire all' immor–

hlid., checche ne dica il prefeote fccolo .

Si

fcorfe per tutti i geocri della

letreratura ;

o

pcr darc maggior adito di ÍpiC'care ali' crudi–

ziooe, e alla critica,

fu

poíla

io

c>.mpo quel–

h

no,•illima difput• : qu•I di due

fra

Cornelio,

e

R acine

meriti l

a

p1eferenza. Anche

fopra

di

cio

ú

dicev.no

le pin belle cofe del mon–

do,

qwu

do •lla N

ipotina, che non nea mai

apeno bocea , vcnnc in mente di demandare

con fomma iageouid , quale dclle due fruttc ,

111clanncia, e pefc•, avcffe piu fqwilito fapore,

e_

mcriróllfe maggiori encomii. Arrofsl di cale

kmplicitil

lo

Zio ;

e

i

coovit&ti

~bbalfando

tu~-