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·~

97

*'

lie¡1,1, "n

ll.1''"

rig1du. Che?

¡;

rella mia,

la

lg1 iderc1le

fu;

fe? Veoite, Coraly , veni•

te apprelfo

me • •. Gliélo pr<iibifco • ••

Q_urnto

tiece crudde

~

Di cbc va ella a

rif.h io

me~o?

Avece voi fn lperro ,

ch' io

le

tenda

trame

?

Dth

!

lalci. rele di g razia

quel fuo nacur•le cosi puro ,

lafcia1el~

que!.

lo

fchiecto ,

e<l amabile caodore della

fua

nazione, e dell' eta fua. Perche volece ofcu_

rare in lei qucl

fior d' ionocenza piu pre_

zio!o della

fielfa

vire

u,

al qaale i oo!lri

ce>.

ilumi po!licci pnlfvno

a

pena acco!ladi , e

valet tanco?

A

me pare appunco , che na–

tura provi affli zione, quando l' idea del ma–

)e entra in un' anima. Oime

!

que!la

e

un'

erba velenola , che croppo anche nafce da

fe,

feo za prender

Ji

pen!iero di feminarla .. ,

Bellia:ime fono le cofe , che ora dite ;

ma

poiche al mündo

e

pure

il male ,

G

dee

sfoggirlo, e per isfuggirlo conviene aver ne

nocizia •• • Oh

!

povera

la m ia Coraly ,

in qua! m ondo fe'

tu

era pian tata , diceva

il

Nelfon • Oh

t

bei co!lumi veramence

fon

qudli, fra quali

e

forza perdere una meca

della propria inaocenza , pcr falvar

J'

alcra

mm\f

Secood-o che

I'

idee di ci

v

ilca cictadinefea

s'

aodavaoo ammarfando nell' iorelletco della

giovaoe Indiana , andava ella perdendo del·

la fua giocondita, e della fua ingenuica na-

l'omo,

IV,

G

tura-