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lie¡1,1, "n
ll.1''"
rig1du. Che?
¡;
rella mia,
la
lg1 iderc1le
fu;
fe? Veoite, Coraly , veni•
te apprelfo
dí
me • •. Gliélo pr<iibifco • ••
Q_urnto
tiece crudde
~
Di cbc va ella a
rif.h io
me~o?
Avece voi fn lperro ,
ch' io
le
tenda
trame
?
Dth
!
lalci. rele di g razia
quel fuo nacur•le cosi puro ,
lafcia1el~
que!.
lo
fchiecto ,
e<l amabile caodore della
fua
nazione, e dell' eta fua. Perche volece ofcu_
rare in lei qucl
fior d' ionocenza piu pre_
zio!o della
fielfa
vire
u,
al qaale i oo!lri
ce>.
ilumi po!licci pnlfvno
a
pena acco!ladi , e
valet tanco?
A
me pare appunco , che na–
tura provi affli zione, quando l' idea del ma–
)e entra in un' anima. Oime
!
que!la
e
un'
erba velenola , che croppo anche nafce da
fe,
feo za prender
Ji
pen!iero di feminarla .. ,
Bellia:ime fono le cofe , che ora dite ;
ma
poiche al mündo
e
pure
il male ,
G
dee
sfoggirlo, e per isfuggirlo conviene aver ne
nocizia •• • Oh
!
povera
la m ia Coraly ,
in qua! m ondo fe'
tu
era pian tata , diceva
il
Nelfon • Oh
t
bei co!lumi veramence
fon
qudli, fra quali
e
forza perdere una meca
della propria inaocenza , pcr falvar
J'
alcra
mm\f
Secood-o che
I'
idee di ci
v
ilca cictadinefea
s'
aodavaoo ammarfando nell' iorelletco della
giovaoe Indiana , andava ella perdendo del·
la fua giocondita, e della fua ingenuica na-
l'omo,
IV,
G
tura-