quello di
hb~rarli
dal bifogoo ; ed io fono
di opioione, che un di :urere
~lfai
caro di
porer elfere oneíla .
Lionora baciando la mano ad Acelid , e
Ja fciaceú ulcire alquanre lagrime, Oh
!
Si.
gnora, le dilfe, come
e
amabile , e quanco
cocea il cuore forro le vo!lre mrniere , e
fattezze la
virru
!
Se av10 mai la buona
forre di ritornare
a
quella , il cuor mio
ü ra
debitore
a
voi di queílo rirorno.
11
Notajo pieno di ammirazione di Ace.
Jia ,
le fece io1endere , che i dugentom,ila,
Scudi
er~no
nelle fue ruani, e attendevano
lei. Ella
fe
n' a,ndb di
JA
runa allegrezza
¡
e
'l.uando rivide Melidoro gli dilfe : ecco
i
biglietei vollri di galaoreria .
A
fa tica
s'
e
pornt0 liberarnegli , Non ne fcrivete piu di
coranro appaílionari. Era quivi
pref~n ie
l'
amico D11ranzone:
e
ali' aria malinconica di
Melidoro
~·
accor/e
ella
brniílimo, ch' egli
1' a
vea fa tto arroílire dell' eGerli rimelfo alla
moglie. Oh ! come freddo , dilfe
al
mariro,,
f1cevete voi u11a cofa
1
che pur vi viene
da mano cosi cara
.t ...
Ho
io, Signora mia,
a
rallcgrarmi
dell' elf~re
Ja fa vola di Pari,
gi?
Non
e'
é
a
Ir.roper le bocche degli uo·
mini , che la mia rovina; e voi la rendere
cosi
fa
mG.fa,
che gli amici miei medelimi
non polsono piu nega rla ••.• Aveano du nque
g!i
amici v9!hi qu alche via da merteni
•
rime·