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paflionaca, e diRrutta; e giudicatevi in tal

condi11.ione, e fiato • Che non farefie voi

?

Voi avreíle certamente ricorfo alle leggi ,

ch.e vegl iano fui coílumi. Le voílre querimo.

nie , e le lagrime farebbero richiamo concro

cosl odiofo ioganoo; e la voce della natu–

ra, e quella dell' equira forgerebbero a vo.

firo

favore. Si, Signora , le leggi fono ri–

gide concra il veleno

;

ed

i1

dono del pia.

cere alcrui, faccndofene mal ufo ,

é

vele–

.no , Non a!fa Je Ja vita , ma la ragione , e

l'

onore';

e

fe nell' ebhrezza da

1

ui cagiona.

ta

richiede, ed orrieóe da un uomo fag ri–

fizj da pazzo; quella che voi chiamare do.

ni liberi,

ci

ladroneccio • Eccov iquello, che

direbbe un alero ; e quello che forfe direíle

voi,

fe

foíle nel cafo mio •

Or

f1,1,

io fono

d'

animo remperato. Siete credirrice, vengo

a

pagarvi , ma nobilmenre , e non pazza.

me1nc . Sooo fei mefi, che Melidoro v'ama;

e confetferete che donandovi mille luigi egli

ufa magnificenza . Lionora , rinrenerica

, e

i:oofuía , óon cbbe il corag¡,;io di ·riliuta r·

li • Prefe

i

biglierti di Melidoro , e ando

con

A

celia al fuo Norajo .

Av reíle voi, Je diífe

A

celia quivi giun•

ta , phi cara ona rendita di cento Juigi, di

qudb fomma, che nelle voílre

ruani po-

trehbe in poco ternpu andar difperfa? Fan• .

ciulla mia' il modo di fpiccarli dal vizio

e

B

3

quello