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ie

10,

~

!d~~~~A~

far colezione

?••

Voglio morire , • Oh

!

quel!a

poi farebbe cofa troppo gagliarda. Serbifi que–

!fo rimedio a!Ie difgrazie matlicce. La tua Lau–

retta

e

graziofa, uenche un pochetto trifla' s'

ha a tentare di riavcrla; ma

fe non hai

pi~

lei, ti configlio a prt nderne un' altra, e t¡uanto

phi farai prello, meglio fara .

Mentre, che

il Luzy

fi

difperava, ed a pie–

n~ ma~i

fpargev2 danari per ifcoprire velligi di

Lauretta, ttavaú ella

«Pt'••IT'•

a P>dre piangen–

do il fuo fallo, o piuttollo

il

fuo aniante.

Avea fparfa voce Bafilio pel villaggio , che

non avea potuto fare a meno della lig iuola , e

ch'era anclare a ricercarla. Dicevafi. ch'ell' e–

ra ancor p1u bella divenuta • _e grazie fue s'

, erano fnoda<e, e come ufcite del gufcio ; onde

gli occhi lletli de' villani ritrovano nuove attrat–

tive in quell' aria, che

Ji

dice di Parigi.

Si

rin–

focolo l'ardore de' giovaoi, chel'aveanodoman–

data, c fecefi piu

vjvo .

Ma il Padre fuo la ne–

gava ad ognuno ._llinch' io fon vivo , Je dicea ,

ru non

.andrai a marfro: non vogfio

ingannare

a/cuno. Lavara, e piangi meco.

Al

tuo inde–

gno amante hh rimandato orora quanto donato

nÍ'avea; altra cofa non ci rimane di

luí foor–

che

la

vcrgogna .

Lauretra umile, ed u bbidiente,

fa

cea quan·

.ro volea il Padre, fenza punt9 dolerli, ne avea

ardimento di guardar/o in

faccia . Granditlimi

furono gli llenti fuoi di rientrare ne/Je conlue–

tudini dell' indigenza, e del lavoro . Offefi veni–

vano i fuoi rammorbiditi piedi , Je

fue mani

diJicate s' ammaccavano; ma leggieri malí eran

'lUC!li.

Nulla fono , dicea ella fofpirando

pro~

fon.-