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quivi lavora tuteo
il
di •• Oh!
Cíelo !qua! cru–
del~a
!
Andiamo , io mi cerro cela.to, e cu ílan–
.dati io cal guifa cravveílico , ílá in agguato pei;
fape re
i1
punto, in cui
ti
trovera íola. Non
fl
perda un attomo, mertlamoci in ria .
L' efplora tore del Luzy gli avea detto il ve–
ro •
S
eta prefentaro a Laurect:i un pardeo ric;
ro fec11ndo Jo
ílaro foo ; ed
il Parroco avea.
tnandaro a chiamar a
fe
Balilio pcr farnelo
ri–
folvare ad accettarlo .
Lavorava in tanto Lauretta nella vigna e pen–
~ava
allo fventuraro Luzy . Q!Jeíll H riva, e da
fo ntano
la
ra ffigu ra. Va oltre guardingo,
la
ve–
de
Cola ,
corre a lei In furia , vu ole a()bracciar–
la .
A quello ílrepiro che
fu
tra i rami delle
vici . ella folla íollcva il capo e vol ta lo fguar–
do .
Oh
Dio
!
grido .• . ma quell' improv vifo
apparire, e
J'
alle¡:rczza le tolfero la voce.
Tro~
vavali tremante ,Jra le braccía. di fui ' ne avea
potuco proff'e;:ir a'hcora
il
foo nome .
Ah
!
Lu–
zy ' dille eJfa finalmente
liete voj
!
Qpeílo
e
<¡uanco io chiedeva al Cielo, Innocenze fono
agli occhi voílri : baílami quello : folferiro il
reílante . Addio , Luzy, addio per frmpre.
Al–
Joncanate\'i di qua . Compaffionate Lau ratta •
on vi
da
rimproveti • Caro le farf!te lino ali'
ultimo fe(pi ro . Ch' io, efelalno eglí llringelldola–
fi
al Ceno , c¡uafi alcuno gliel' aveffo.voluta fpic–
car di la un· altra volea , ch' io t' a()ba11doni? o
meca di me medelil1lo, io viVere fontano da te;
fon za te
1
No , in rerra. non v' ha potere , che
cí
difgiunga. . . • Uno ve n' ha pe.r me' fagro : lavo•
lo
nea
di mio Padre. Ahi , amico,
fe
avelle
fa.
p11co
in quanta doglia
l'
ave.i fprofondaco
la
rni~