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100

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e~ft~~~~

calcato dal fuo amante co' piedi.

Ah~

no , Padre mio , grido

1

aurctta atcer–

riú cla tale immagine. Oh

!

come mai cono–

fcetQ colni, che vien d• voi cosi crudclmente

o)craggiato

!

Non v' ha uomo piu mite, ne piu

fcnfibile. Sarece per lui cofa degna d' ogni ri–

fpecco, e fagra .

. Ihi tu anche faccia di par–

larmi di rifperto di colui , che mi difooora

?

Speri cu, che quella

fua.

iniqua. manfuetudine

m' inganni ? Non voglio \•ederlo ; e fe

tu mi

fai fede di lui, io non la faccio a te di me .•

Via , dunque, no! vedete: ma concedecemi ,

che lo vegga io per un folo momento ..•

Che–

mi chiedi tu? lo lafccro te con lui fola )

CA–

vami

il cuore dal carpo , ma non uíero ral

compiacenza: Finch' cgli ha poturo involani

a,

me, e tenerci celaca , il delicto era fuo, e

tu9'

non toccava

a

me rendernc con to. Ora il Cie–

lo

di nuovo forro la mia cuílodia

ti

merre ,

e>

fin da quello punto rendero ad elfo Cielo can–

to di re. Su figli110la, gia

li

fa

buja nocte que–

flo

e

il momento d andarcene di qu;i • Sbriga–

ti , rinnega il Padre, o ubbidiíci ... . Voi mi

fchiantacc il cuorc... Ubbidifci

ti dico o

af·

petra Ja mia maledizione. A queíle orribilc pa–

role, Lauretra treu1ando , non pote piú aprir

bocea,.

pogliafi fotto gli occhi del Padre ,

e

vcílefi , non fenza verfar lagrime con

quella

femplice vefücciuola , che Je avea a!fe¡:nata •

Padre mio , difs' ella. in ful punto , che feguiva

i

paíli di Jui , potro io per premio del!' ubbi–

dienza, che vi preílo, chiedervi una

~raziá

fo–

Ja ? Lafciate ch'io gli

fcriva due parole,

ill

faccia fapere che ubbidifco a voi, che m' ob.b/i.

¡:are