DE' COSTVMI DELLE CENTI
[on fotto efli.
IL flgzllo,cb'egli
ufa,ba quefta
infcritticr–
ne. Iddio nel Cielo, echuichuth Cam in
terra,
ilquale
c
ltt deflr d'
I
ddio,(7' Imp
r~dore
di tuttigli
buomini.
Ha cmque
grid1fl1mi,
e
gagliardifimi
efferciti,
e
cin:c
que c.tpttani,
mediante
i
qualt'
debella
tutti
quei,
ch'el
contrafi:ano.
Effo
non parla
4
gli imbafciatori de l'al::
tre gent1; ne manco permette che uengano nel fuo co==
fretto,fe
prima
tanto efli, come
i
prefonti, cbe port
no
(
perche
no
/i
puo con
mani
uote
andargli
inanzi) non
jono
purgatz
cf.a
certe donne
diputate
dquefto;
e
gli
ri:::.
JPonde poi
per mezzeperfone;
e
qu ftr,per
grandi
he
flano, mentre l'Imperador
par
la, ftanno ingenoccbiati
ad udirlo,
e
co/l atteti cbe none
errino
poi una
minim4
parola;
percbe.
no
elecito
4
niuno mutare le parole
de
l'Imperddore;
e:7
4
niuno
e
lecito contrauentre,
per
qua!fi
uoglia modo alla
fententid,
c babbia egli data,
r.onbeue
mai
in
publico,
come ne etnco
altro
Prenci~
pc
Tartaro,fc
prima
no
fe
git
fa
muflea,
o
fuona, inatt–
·Zi.
I
Rironi quando caualcano,
ft
fanno fare ombra.
percle non
git
cuoca il Sole,
ilcbe
dicono,
che
ft
fa
an–
cbo
alle donne
loro.
E
tali erano
i
cofimni,
r.7
il
modo
di uiuer d
T
..irtari
ducento anuut dzetro.
I
GI R-
, I A
1
cle furono
qud{i.
d qu fio tempo medefl::.
mo, uwtt
di.tiTart
ri ,
erano
Cbriffotni,
e
feruano
il
coffom
reco, rano uicini alla Per/
la,e
flftendeu(l
1[ dom1n10 loro
affoi
in
lungo
dalla
left.mtinfino
4
i
mont1
(ffl
~.
Haueuano
dlcLOtto
efcouadi,
(7
rmo
V
~
auo u111uerfale,
ch'
era in luogo
de
atri~rcd:
e
da prm 1pio furon
fogg1ett-i
al Patri
red
cf
Antiocbia.
Erano g
rlfl
bel
j
ofi
,portauano tutti
in tcft.t
Und
chic•
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