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plCI ardimento di farvcne otferta •.. Che
e
que~
¡lo, difs' egli? Frutte?
A
me ? Ah
!
trudcle ,
rn'infultate. VeJeno domandó io ,
i:
con fu riá
glnando via il canell:retto
¡
fe n' andava furiofa-
tnente.
.
Lauretta
fi
credette , che que! movimentd
folfe odio , e
il
cnor
ÍUl1
gia forcemente ime,
nerito tlón potra follenere quell:'ultima pertof–
fa.
Appena ebb ella tanto di forza, che potef–
fe fcollarfi di
Ja
alcuni pochi palli ;
e
andar
a
cadere fvenuta al pie d'un albero; JI Luzy ,
che la feguita va con gli occhi v' aecorre , la
trova bagnata ,di
J
ianto, col perro da finghioz–
zi affogato, ,.q\Íafi fenz' anil)'la . Si diípera, e ad
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~~deari~~~hr~~itii:i~
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g?ae
\~n~~~afid~lh~~/J:~gfo p~~7J:
carrozza del Conté, e nelle l:lraccia del rapi–
tore. Dove fon io, difs' ella , aprendq gli oc–
chi
1
Ah! Signor Conre , Úete voi , mi ricon•
dutere voi al villaggio? Mera del!'anima mia ,
le
di(s•
cgli, ílriugendolafi al feno , io vidí quel
punto , in cui i rnngcdi noflri doveano collar
Ja
vira all' uno, e •ll'altra. N<inmetriamo piil
a quelle prove due cúori, che fono cosl deboli,
che non le potrcbbero foffrire.
Lauretra niia, io mi do
>.
te, fu/le rue lab–
bra
fo
il giuramento di ,,ivere per ce unica–
.rnente.
Ne
afrra cofa vogl'lo piu, gli di
(s'
ella,
the vivere anch' lo per voi fbJo . Ma
fl
padre
mio! lafcicro in il padre mio
(
Non
cocea
a lui
diíporre di me? . . 11 Padre ruo, Laurett:tmia,
fara colmo di bcni: faro partecipe della felicic
ta
della 61iuol:1 fua ; tuttadue
farcmo
Jigliuoli
íuoí'