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<§{

86

a.

~~~~<A~..e?

~iunfe

fo !erra a capo della vil la,

bl11

ílette

co~

sl

un momenro, ch' ella vide apparire la car–

fOZza del Conté,

e

a qt1e!la viíla la

fi

turbu

tutea. Subito che il

Luzy

la fcoperíe,

fi

lan–

l!io fuori della curozza , e andatole incontra

con aqdolora l(o \•il o, le

di!le: Mi

va

no

al

cuore la grazia , c'.he mi fate ; almeno ho la

confolazione di

ved~re

, che licte fenC.bile

al

fravaglio mio,

e

po(fo cradere, chi vi di fpiac–

cia

d '~vormi

rcfo infelicc. Ne fono qifpcfata ,

(liíle Lauretca; e darei tuno

'lu~I

bcne, che c ·

avece facto, per non avervi veduro mai ..•

E

io , Lauretta; daroi qua11t' ho al mondo pcr no"

~ib~~~~·:~~h~ ~i~ ~:;;e:.,~~ ·f~I~ ?in~~'

/i':

cofa, che il Padre mio v'avc!le ncgata , eglj

'Vi

llima, e v' ha in dvorenz:a ..• [ Padri lono

t:rudeli : vogJiono fponíali, e io non po(fo fpo–

farvi: n n vi penliamo pili ; ora ci dh1id1amo

per femprc:

ci

diamo un eterno addio , noi

>

,he mai, fe l'avelle

volu~o

voi, non avremmo

f:Cffato

<lic

vivere

I'

uno pcr I'

~ltro,

d'

amare• ,

di godcrci in compagnia tutti que' doni , che

Fortuna ha

fam

a me , e tutti quelli , ch'

A–

more ha facto a voi. Ah ! che voi non illten–

dece punro que' piaceri, che ci erano apparcc–

chiati .

Se

n'aveíle qualchc idea!

e

fapellc

a

che rinunziate! ..

Ma,

bench' io nol

ÍaPt>ia,

lo

fento neJ cuore • Udire

me ,

dappoiche

v' he

veduto' quello che non

e

voi,

e

a

me nulla .

Prima io avca (empre Ja mente culta a.lle

be)–

le cofe, che mi

p~ometcellc;

e

poi cutto que–

llo fvanl: non vi penfai pil1,

e

non ho pcnfaco

ad

al tro, che a voi .

Oh!

fe 'I volelíc mio

Pa–

dre! ..

E

qual bifogno avece, che lo voglia

(~

gli

~