~Si.*
<A~~~<A~<A_
ti
famiglió dalta dffperazicme , alJ.a quale
lood
da quella calamita ridotte. Siamo llari a parte
dalle Joro allegrezze, andiamo ad eíferlo anéhe'
delle paffioni
1
,
Q.uelle· ¡larole fecero 11npr'em'one fopra: que–
gli aními, gia daifa piet1i: commoffi.
11
Marché–
fe
di
Cfanc~
-diede, I' efempio . Si prefento a·
contadÍhi luoi, offerfe lorO' foccorfo ; prnmife
all evíamenti, e
fe
cernar in carpo I' animo ,
d
Ja fperanza. Montre che iritorno a lui cadeva–
no lagrime dr riconofcen.:i:a , la fua compagnia
uomini, e Donne fpa rgevanfí p'cl villaggio, en–
travano in <¡ue' tugurii, vi fpargevano doní , e
guílava no il vivo clilctto
1
e
raro del vederli a–
dora ti da un popolo 1'Utto rintenerito. intantO'
;¡
Luzy correa cC>me foor del fenno
c~roando
f'albergo di Lauretta.
Gli
vennc :lditafo : vi
<Jorre quafi volando , e vC!de (Ull'ufcio
t111
vílla–
nó
a:
federe, colía tefla piegaca
fu
lle gínocchia,
e
o~e
con
Ie
di:e mani coprivafi lit faccia
1
ijuali aveíle telnuto di rivedere la luce. Q.ueíli
«ra
il
Padre di Laurefta. Ámico mio, gli dif–
fe il Con te, veggovi collernato; ma non vi di-·
fpcnte . il Cielo
e·
giuílo
1
e fra gli uomini
ú
trova no animi, che provanó 1a compaílione ,
Eh , mio Signorc , rifpofegli
il
villano airando
fo
il capp.;
e
forfr cofa da UQmO, che
l1a
fé r–
Vito la
fua,
patria. vent' anoi,
ene
fi
ritiro co–
perto di ferite, e ohe dopo non h':t tralafcíafo
mai di lavorare (enza ríavero
jj
fi~to
,
e
cofa
da uomo tale lo ílendere la tluno ? La terra
bagnata da! mio fudore , non dovca elfa forfe"
du mi di clie vivere? Terminero io cól limofi•
nare il pane? Aniñ10 cosl aluo, e nobile in un
nomo ofouro
fe'e
maravi¡¡¡liare ¡¡r¡ndemente
il
Ei:ond