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*
.
~~#iJiilw~A~A
io vi
ve~ga,
quando non fofs' alero che per un
momento corefio piaccre fara
r
ultimo della.
rnlaÍvira,
s hfilio al ricarno di Laurecta s' accerro, che .
queflo era un bene fizio del Luz
y •
Oh
!
che
buon
gio~a
ne
e
quello
!
Oh
!
cuore egregio, ch'
egli ha
?
Efclamava cor¡rinUaf\1enre . Non tr;i.–
fcuriamo tuttavia, Figliuola mia, quello che la
gragnuola
d
ha lafciato, Q.uanto
li
ha manco
pill fi ha . a prendere cura JI guidare a bene
<¡uello, che refia ,
,
Lauretra era casi penecrata il cuore della
bon ta del Cante, cosl afflicta dall' cffere cagio–
ne della fua difgrazia , che pianfe rutca la not–
te. Ah! Se non ci
folle
mio Padre diceva •
<¡uaJ fareLbe il mío piacere nell' andar feco
!
La
martina non fi pofe ella
indolfo
il vellito
del le fefie; ma a que!
fuo vefiimento fempli–
ciffimo nbn fi dimencito di mefcere un pochet..
to di quella
civette~ia
,
ch~
viene. da natura
alle femmi ne di quell'
eca .
Io
noh l' ho
a
ve–
der piu : che importa , che agli
occhi fuci
fia
~~n~~~eªn~o
11
n"o~~
0
e ~~
d
0
art
11
r~?\
0
ri;ae~odic~o~~
do quefie parole acconciafi f4lle (palle
il faz–
zoleftO •. e
li
guernifce il callo • Jmmagino di
portargli cerre frútte. ne]
fuo canefl:retto per
coleziou~
Non gli
difpr~gera,
diceva, gli di–
re che gli ho col
ti
con Je mie mani
1
ed ad ar,
tando le frune fopra µn firn to di pampini .di
lagrime gli bagnava . Erafi gia partite
il
Padre
di lei, e mefcofavafi al candare dell' alba del
Biorno quel colore legiiero d' oro
1
e purpureo,
che fp·arge
l'
Aurora , q11ando
la meíchinetta
fan"iu
!la
col cu•ne, che Je balzava ael peno •
F 3
¡:iuR-