~
35
*' ..
,·
~A~<A~A~
per rendervi. Cfie
~
quello; che domandace
i.
~
La mano di ,vo(ha nipote ... La mano d' Aga–
ra
1.:
Sl, !'adoro, ed ella
e
quella ; che per pia–
cerc a voi m' ha facto con(entire
á
quanto, a
ve–
te voluto •. Mia nipote dunque ,lo fa?. ; Sl Si–
~nore
..
Ah!
che quella fua balordággine a
vi-~
forfe. : Ehi •• fervi., prefio, niia nipote. Ven–
g>. qul•• Accehatevi , Agana
e
riunco bamblna;
e meno Ívent;>t>. di quello; che fembra •. Ah
!
vni ini fpavenr>te . • Cara. Agat• mia, tu íai co–
me fia la cofa, e la difgrazia, che m'
eaccad~•• .. Sl, Signor 2'lio. : Anefii tú rive)ato il fe–
grero
fataJe
ad alcuno?.: A heífuno al Mondo ..
Poílo io fidarmend .. . Sl , ve lo giuro. : Bené
dunq¿e, farici ulli mici, muoja il fegreto qul fra
noi tre; cío vi domando quanto la mía vira fief–
fa.
At;ata, Celicur vi vuol bcrie , e per ¡-ami–
'cizia , ch' egli ha per me rinunzia al Teatro ;
alla poeti• , alle lettere; cd, io pel prezzo di
cosl gran facrifizio fon obbligaro a lui della vo–
ílra mano. Egli
e
piu che ,non merita j>agaco, ,
efclamo Celicu r , avventandoíi ali>. mano dl A-
gara . • lo fpofo un Aucore sforcunato, difs' ella
forridei1do, ina pr'endo I' obbligo fopra di me
'di c.,nfortarlo della fua difgrazia ;
il
peggio ,
che ne po(fa av\•cnire
(j
e •
che venga deeco ,
che non ha ingeg1io; ma ci fo no
ianci uomini
daboene, c
he nehan no di manco . bra qua ,
bro il mio
7.io,ecco, che Celi'cur rinunzia ali'
onore d' eíf
ere Poeta; non faceíle
~Mhe
•oi be–
ne a rin ITTTZia-i:e a quel11> d' e
(le.re- Jnte1idente
~
Vivereíle aífai piu' che-ro. Ve
nnGAgaca
inre.r–
rott:i dalla venuta di ,Clemente, cameriere
fe–
dele di fuo Zio: Ah! Signore, difs' cgli cuero
ri–
fcaldaro
¡
gli lunici vofiri
>
j
voílri buoni amici,
'C
,_
i
bud-