~
3º*
~~~A~~~
I'eíempió del Finta
e
pareano uícir• fuorl di
fe
ad ogni verfo; a cuete le ícene
fi
fa
cea applau–
fo.
Si
chiufe colle acclamuioni , vi
fi
trovavá
la
delicatez21a d' Ariflofane,
l 'elegrnz~di
Plau–
to ,
l,'
arte comíca di Terenzio , ne
fi
fa
pea qua!
Commedia di Moliere
fi
poteíle me!tere
a
late
a
qu~lla.
Dopo cosl fatca Ípcrienza non vi
fu–
rono altre dubitazioni.
1
Commedianti non
fu–
rono d' uno íldfo puere co' uegli ingegni ; mi
tia
fi
íapea prima, che cota! genere di perfooe
non en. di buon gullo , ed ebbero ordine di re–
citar la Commcdia. Agata ílatapreíentcal le -
gere, v' avea co11 tutea la forza applaudito ; e
fino a cerci palli appallionaci s' era rintcnerita
¡
onde quella
fu¡¡
fomma alfezionc ali' opera le a–
vea alcun poco rlacquilbta la grazl:tdell'awtore.
li
puo dirli mai
1,
diceva Celi<0ur, che la vi
fi¡¡
parnta bella? Eccellence , rifpe1(i: el la , ecccl–
Jente a pro noílro, e dctte queíle parole
fe
n•
~:de~.~n1:ªp~~~e:gJ~,¡~c~o!i~~dia~~~r:!r~chvea
Fincac di
caía
in
caía a
diíporre gli animi a
favore d' un nafcente Poeta , che dava di
fe
ottime fperanze . Finalmente giuníe il ¡:ran
tiorno, e
1'
Intendente raccoglie in cafa {ua
a
pranzo 11li amici fuoi.
Vía
íu,
o Signori , dif–
fe,
puntellatc /'opera vollra, La Commedia fu
da voi tenota per
maravi~loía
, vi ficne fatd
IDallevaderi della riuíci ta , tratt&li del/' onor
noftro. Quanto a me fapete qua/
fra
h.
debolez–
za
mia : fio vifcere paterne per tutti quegli
in-
gegni, che
(j
folle•ano ;
1
provo quelle lleífe
profonde inqu1ecudfoi,
che
provano elfi medeíi–
ml in ces\ terribili mbmenti.
Depo
il
pran;i:o
¡li
;;mici dell'
lntendenteal..
brac-