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a te
il
piu foavc
d~'
miei defidcrj
:
Pol\a
e
la
mía felicica nel pea
fa
re, che per
Je
rne
attenxioai , e per quelle di tua So(ella , ti·
ndro lá mia cara pupíllá , coll' incelletto
ornato di auove cogaizioai, coll' anima
ar.
rícchica di virru nuove, piu amabile ,
s'
egll
e
poffibile ; e piu difpoll4 ad acnarmi • 11
po!federe in leí uno de' vd!tri bendizj, fad
per me una beatitudioe vera.
Leggete quefla leteera , leri!fe il Nelfort
alla Sorella, e fatela leggere a Coraly •
A
me qnal.e ammaefiramenco
!
a leí qua! rím.
provero
!
.
-
Ecco finito ogni cofa; di!fe Coraly; dap·
. poich' ebbe lecco; oon faro del Nelfon maí
¡
ma non voglía egli ma i ,
el\'
io lia d' altro
_uomo. La liberta dell' amar lui e url brne,
al quale non polfo ríau nziare. Q_uefia rifo,
lu zioae le di¿ J igore ; ma il Nd h:in nella
fua folitudinc era intaato piu fveacurato di
leh
Da quale avverfa fortuna deriva , che
quello , che forma la grazia di natura
1
e
le delizie
d~gli
umani petci ' ch'
e
il bei¡e
dell' e!fere ·amato , íia a me ga fiigo e ago·
nia? Che dico io dell' e!fere amaco ,
qu~fio
e
dir aulla ; ma
I'
eílere amaro da colei
1
ch' io amo
!
elfere--un punto lo,ncano dalla
felicica, alteo non refiarmi a fare, che co–
giierla • ; , ,
Ah! non pofs' io altro fare ,
che