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~IZO*

altro , ed io ho il coraggio d'e(fere sfonu–

nato.

lll

tRl rifoluziooe di valer piurtofio mo.

rire , che rradire

I'

amicizia , lo ricrOYO la

lwera della forella •

La

lelfe ,

ne

íi

puo

eíprimere con quan ta agicaziooe , ed ango.

0a .

O

cara e cenera virrima, diceva r::gli,

tu fe' accoraca , e incendi di fagrifica r te

alla mia quiece, ed al doYer mio.

Perdoo~·

¡ni; il cielo

e

a me ee!limooio, ch' io pro.

vo piu vi vi di ce que' t ravagli , di che

fo,

no

cagione a

re •

faccia il cielo , che fra

poco il ruo fpoío ,

l'

amico mio ritorni

a

ra fciúga re le tue preziofe lagrime,

T'

ame,

ra

egli quaoco io

t'

amo . Fara della tua

fe.

lici•

a

Ja foa propria . EgJi

e

pero cji necef–

Sica , ch' io Ja vegga per riteoerla , e con·

forr arla. Ch' io Ja vegga

!

A

che mai m'

efpongo

!

quelle fue gqzie toccami lul vi·

vo il cuore, que! fµo amore , quelle lagri,

me, ch' io

fo

cadere , e che

si

grato ufli–

zio fa rebbe

il

ric~·gliere ,

qµe' fclfpiri laícia1i

sfuggire da un cuor fempl ice ,

e

fenza ar.

tifiiio , quella favella di oa!Ura , con cui

fa

piu affe1tuoía ani¡na del mondo dipiuge

fe lletfa , con ianra puric:\ : quani i cimenci

s'

hanno

a

folleoere

!

Che fara di

me!

che

le pnlfo io dire? Noo importa,

s'

ha a

ve,

derla, a parlar

le

da

a

mico, da padre . Q.uan·

do

¡•a

vro

veduta '

faro piu

con

fu

fo '

piu in·

feli-