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da ; ma

la dilgrazia che pure perfoguita

queíla fanciulla,

le

ha rapito l' unico fuo

appoggio;

'f'

e

dnnqhe ufciw di mente, gli

diffe il Nelfon ,

ch' io

ho

una

forella ; e

che la cafa mía,

e

cua caía?

Ah!

Nelfon~

ripiglio il Blaoford; guardandolo fiffo negli

occbi; fe_ru fapefli qua! iia que! depoíito, che

tu

vuoi ch'io t'•ffidi?

A

q

uefi~

parole

il

Nelfon

fec,e un forrifo amaro •

Eccoci veramente

un' ioquietudiae degna di ooi due

!

Tu non

ardifci d' affidarmi una Doona

!

lI

Blanford

mucolo , e confufo arrofsi

.

Perdona , gli

di!fe , alla debolezza mía

:-

ella m' ha fano

conofcere elfervi del 'pericolo, dove·tu colla

tua vircü non ne vedi • Feci giudizio del

cuo cuore da! mio:

il

mio timore avvilifce

me. Non

fe

ne parli piu: parciro in pace

lafciando quello depofito dell' amore in cu–

ílodia dell' amicizia . Ma, caro

il

mio Nel–

frn,

s'

io muojo, pofs' io domandani , che

tu prenda il mio pollo? ·••••

Si,

que! di

padre,

re

ne do parola; di piu non doman•

darmi ••• Q.uefio baila • Non ho piu cofa)

che mi arrefii.

S' accommiatúono Coral

y ,

ed

iI

Blaoford,

non fenza lagrime, ma le lagrime di Cora·

ly

noo erano d' amare . Viva riconofceoza ·,

d amicizia rifpettofa , non piu teoeri fen–

timenti , erano ílati ne! fuo cuore da! Blao–

ford

ilpirati . Non conofceva egli la fenfitii.

tita