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D

, CO STVMI DELLE

CENTI

Uhri; e

chi accufoua poneua in

chartd

tutte

quelte

co–

fe

in

che

accufaua

l'

ctuuerfario, notandoui

zl

modo

del::s.

laingiurt:t,d

ii

danno

fo.tto,e

quello,

che

eff

o

la iftimafo

fe;

Ji

daua

rl

tempo al

reo di

rif]?ondere,e

di dire

dt

ba-.s

uerfo,

d

di

non lutuerlo fatto,o di bauerlo

giuftamente~

erd

b1tame11te fatto; edi efrimare manco cbe non

dice==

ua

lo

auerfario

il

d~nno

o

l'ingiuria; e

dat4l.

poi

final~

mente

commodbt

di

repltcare

l'un

faltro,

e:J"

intefe

due uolte I

e

ragion loro

,

ueniuano

d

confultarfi fra

fe

i

giudtci, etrouata la ueritd, della caufa,

fl.

daua l:t fen::.

tenzct

per

f

una

d Ue

parti

d quefio

modo,

il capo di

gcudici uolgeu.t quel pendente, ou'era la imagine del::

la

V

r1ta

>

uerfo quella parte, cbe baueua ragione

,

e

cofl fenza

fare

altramente motto

fi

fa

ntent1aua

[econ::.

do

/.a

ueritd.

E

poi

cbe

fiamo

cafualmente

uenuti

d

dio

re de

gli

ordini

delle

leggi;

non mi

pare

fuora

di pro

po

flto refi:rire ancbo

le

leggi anticbe

de

gli

Egitt~,

ac:::.

ciocbe

fi

cono{ca

e

ueda

,

quanta fufJero m1gliori

de

l'altre, e

piu

ordinate, e

piu

utili.

Et

per cominciare,

erano per quelle l ggi fatti morire gli

pergiur

i;

e /"

caufl

di

quefta 'firema

pena

era

rl

doppio

/or

ft.1.Ui

::

mento, percbe uiolauano prim Lt pt

td.

uerfo gli

Id::.

dei, epoi rompeuano 1

t

fed

tr.t gli l uomini, ch'e

il

maggiore ligame

,

he gli

ftrmg a

uiucre infieme.

ffendo

alcuno in ur tggio,

rztrouato cbe

i

ladri bat:=

teffero>

o

ingiuri.tffero alcuno

el

qua.I

fi

uogli:e modo,

e

non fouue11endoli

potendo,

era fotto medefimctmente

morire;

e

non

h.:iuendo potuto aiutarli, er obligato

di pcrl

fare

i

ladri, e di farne querela

itz

giud1cio:

e:

non

facendo/o,

glifi

d~uano

tante

[corr

ggiate acon::

to•