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della sifilide. In seguito,

il

dr. Unanue ed i medici odierni dell'in–

terno del Peru hanno affermato che scarsi sono i casi di

ifilide

fra gli Indi. Virchow in tanti esami di ossa precolombiane non

incontró mai traccia di sifilide, ed

il

Dr. Hrdlicka, esaminando

4800 crani e una grande quantita di ossa trovate nei cimiteri

antichi del Peru, non ha notato segni di questa malattia.

Si puó concludere che, a ragione, sino ad oggi, non esistono

prove sicure, specialmente riguardo al Peru, che la sifilide esistesse

avanti la scoperta dell'America.

Si hanno notizie della presenza della sifilide nell'antica India.

Haesler nel 1844 tradusse in latino gli «Ayurveda » (precetti me–

dici), dove erano descritti il vayu (viru ) ed i sintomi dei vari

stadi della sifilide (1000 anni circa a.

0.) .

La Leishrnaniosi (Leishmaniosis americana) od

uta

esiste ende–

mica in zone determínate e favorevoli alla sua diffusione, cioe nelle

selve dove la vegetazione e esuberante, le piogge sono frequenti

e la temperatura tropicale e costante. Il nome Keshwa segna

la ua presenza nell'epoca precolombiana. I molti huacos raffi–

guranti

on tagli netti, ma vere deturpazioni della faccia ed

anche

IJ

maní e dei piedi, non ono che la rappresentazione

delle freque:n[ti mutilazioni causate da questa malattia comune

in speciali regioni.

Il d . 'Hollancler dice : « Tutti i processi distruttivi localizzati,

come

il

orna il lupus, la sifilide, la lebbra, possono occasional–

mente aare luogo a tali distruzioni ; rna tali malattie possono

far ció solo eccezionalmente. Ma quando si trovano queste rappre–

sentazioni con simile frequenza e concordanza, deve essere na–

turalmente stata presa a rnodello una forma morbosa sempre

ricorrente ed a tutti nota, come era la uta ». Gli Incaici consi–

deravano due forme: la uta e la espundia.

La uta ha per sede preferita la pelle della faccia, e la espun–

dia le parti molli del viso . Uta, in Keshwa, significa corrosione

del mais per tarlo. Oggi e anche cbiamata «mal de los Andes

ii

o « llaga

i> .

on

fu

ritenuta malattia contagiosa, tanto che gli

ammalati non venivano isolati. Escomel dice che gli Indi, affetti

dal male, vivono in famiglia senza contagiare i coabitatori.

E

credenza generalizzata sino dall'antico che la malattia

sia data da un insetto,

il

quale avrebbe prima punto un corpo

infetto.

Narrano Valdizán-Maldonado che, nella Provincia di Hua-

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