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p¡
fentirli • llringerc Ja mano , ma non pero
¡mi da altra mano cos1 morbida. IJ Conte dan·
zando Ja
f~guiva
con gli occhi: parvc
a
Lauret–
ta ch'i quelle occhiate deílero vita, e anima al
fuo danzare ; e voleíle, o per emuJazionc darii
la lleíla grazia al
fl!o,
·o
fo{f~
che la pr\ma
fa.
villa d' amore li comuni¡;a{fe dal fuo cuore agli
occhi, rifpof<"ro quelli al Conte con
la
piu in–
genua efpreílione del la ¡;ontente:iza, e del fe!'.1-
cimento ,
· 'ferminato il ba.llo ando Lauretta a federe al
pie dell' olmo, e il <;::onte alle ginocchia di Lag–
retta . Non el abba ndoniamo \nai 'piu ,
la
mia
bella fanciulla , difs'
e~li
: non voglio
~aliare
con aJ tra, che con voi .••
A
me qucílo
e
un
grande 911ore , ma darcbbe fallidio alle mie
compagne, difs' ella; e in quello villaggio
~· ~
l'
invidia . .. E ci dee clfere fenza dubbio nel
vcder•i cosl b IJa : e fareblic nella Citta lo
ílcffo.
e
una dlfg razia , che verrebóc diecro, a'
\•ollri paffi in ogni luogo'. Ah! Lauretta, fe in
Parigi 'in mezzo a quelle femrnine, cosl
~orio
fe d' una bellczza, che non
e
alero , che arti–
~zio
,
li
vedc!fe improvv(famente cc,mparire
!«
períona vollra con que!le attrartive cosl naru–
rali, e che voi non fo(pecrate punto d' ave
re~
...
lo, Signore, a Parigi; oimc, e che
,,¡
farei
!
...
La delizia di tutti gli occhi, e la conqui!la di
rutti gli animi. Udite me, Lauretta , non ab–
biamo qui la liberta di parlare infierne. Ma in
due parole lla in voi fola l'avere in cambio
\l'
uoa capanna ofcu ra,
t:
d' una vigna da colcivare,
íla
in yoi foh. l'avere in Parigi un picciolo pa–
lagio riíplendenre d' oro, e di fcta, una u.vol;i
}mbandit~
fecondo il deliderio yo!lro, voJuctif-
fim~