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~74*

~A~A~A~

.ziare mani

ti

fono ofcure. Che peccato , che s\

bella cofa fra nara in uno flato vile

>

e non co.

rof~iuto.

.

-

Lauretta, die nel fuo yillaggio non avea mat

defiaro alt{O, che!' invidia, rimafe alquanto me–

ravigliata di rifvegliare la compaffione . Siccome

il Padre fuo procuran per ogni modo di n;¡,f–

conderle tutto quello, che avrebbe potuto d.r–

Je di(piacere, non !'era mai caduco in penliero

¿·

etfer de:,:n.i di pietil . Ma volgendo gli occhi

agli ornamenti di quelle donne, s· accorfe, che

;>-veano ragione .

~anta

era

I;¡ diiferenza fra'

Joro ,.efiimenci, e

1

fuoi

!

qual ,.¡fiolitii, e qua–

le

fplendore avea quel drappo di feta leggiero

in lunghe pi_eghe ondeggiante intorno ad elfo

!

quanca dilicacezza in quelle loro calze, e fcar–

pe

!

Con

quanra grazia, e leggiadria erano que'

capelli ordinati

!

Q.ual nuovo garbo agr¡iunge·va-

110

que' finillimi pannilini, que' nafiri, que' mer–

letti a cerce bellezze mezzo fielate

!

Nel vero

cotefie donne non aveano

l'

aria viva d' una

fio~

rita falute ; ma come mai potea Laurctta cre–

dere, che quel luffo, che

J'

abbagliava fotfe ca–

gione di quella lani;uidezza , che non potea ef–

fer ne meno da! lifcio fatta comparire altra d:>.

1ucllo, ch'era in effi:tto

~

Mentre che a

tune

queíle cofe profondamente penfava, le

s'

accofia

il

Conce di Luzy, e

I'

invita a ballar (eco. E-

~~~0e~a

&1;:;ee

i.!~~~~t:en

fatto, e pur troppo,

· Comecch'ella non aveffe un finillimo gufio ne!

bajlo, pure non tralafcio pi notare nella nobil–

ü,

aggiufiatezza , e Jeggierezza. de' movirnenti

del coj1te un garbo, che non

li

l•edea ne' lanci

pe'

giov3n! villani . Gh era accaduto piu

vd¡ce