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le vire

u

ch' effe hao no, non fono apparenci

in verun conco, folamenre i vizj loro sfol.

gora no agli occhi¡ e la p:tzzla d' una

fola

fem mioa

fa

pi' romore della prudenza d'

alrre m ille . Siccbe il male

e

evidente ,

ed

ii bene reUa fotterrato. l\ggiunge miit pa–

dre, che la debolezza d' un momenro, e

l'

imprudeoza ,

e

rovioa d' una doona' e che

'luelta macchia refe piü

volee ofcure mille

qua lira eccellenri. Coofdfa noalmenre, che

il

vi zio riofacciaro pit\ di rurri al/e donne ,

e che piu le olfeode oell' a-kroi oppioiooe ,

non fa n0curnento ad alrri, che

a

loro ,

e

che non percio debbono erfere odiare • Del

reíla,

di

che ci rimproverace voi ;

d'

un po

di fallir¡¡!

roa

queíla pende

turra alfa aen·

ti! zza . Elfendo nn dalla

faociuflezza

am–

m aettrare a piacere

a

voi , ooi non abbiamo

alrro perdiero ,

che quello di oafcooJervi

'luaoto non

vi

piacerebbe . Se ci

nu

fcheria.

m

,

lo facciamo forco lineamenii focro q

t:!t'

m odi , che fono amati d1

voi

piu de' noflri,

E

fa pere voi, che non c' e cofa ,

1

a qua le

ci 1enga piu opprelfe, e abbar1u1e di que–

-Oa"

{t)

fono g1ovaoe, ma ben m'a11veggo,

che

I'

azi

oe

piu bella della nc>ílra liberd ,

e

quell

cl.

I

farci •edere quali fiamo , ;ene

11

rradire

I'

an ima

propria , e fue quel

,

che non

fi

vorrebbe, e di quanti ci

frne

atti frrvili ,

'luello

che

ci

abbaffa piu,

e

che

s'

ha