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Signore di La val? Non occorre lafciar ti di.

menticare , •. Eh

!

Signor Vifto nte

vera–

menre

?

lo rni

fo

vedere ih uu gi;roo dl

baicaglia . Sano a Pari!$i gli llendardi , e le

lnfegne?

Mentre, ch' egli ragionava in ral guifa ,

yengono al Signare di Lav11l arrecace

letre~

re di P,arigi • Chierle di leggerle , per fape.

re, dice,

v' ha qualche

novir~

:

ed una

di ·quelle gli apporca , che

il comando

d?

~na

Cittadella , da fui richieílo pel Signore

qi Bloozac, fen za fapur;i. di fui gli era

na–

to eccordaco : Preodere, gli diffe

, qui

cor¡ciene cofa apparrenence a voi.

11 ·

Blon·

1-11C

leffe, e quafi fµori di fe pe r

1'

allegrez.

u,

ando ad abbracciare il Vifconre ,

ma

'Popo le cofe fcapparegli di bocea prima, non

<tvea cora.ggio di dire quello ,

che glrer<l

-,ivvenuro. Alceíle, qedendofi di rrovare io

luí il fecoodo fe , lo

in~igo

di nuovn . E.:. ,

~,

difs' egli , un efempio di quelle

ingiu·

füzie, che mi fa ano col lora : uo uomo di

nafcit-a , un valeot'uomo in guerra ,

dopo

d'

a ver /erv ito -al 'fuo

Staco ,

cafca

in di,

1menticaoza feo-za premio ; mi fi dica poi ,

clie rutco va bene . Ma, i-ipig) ia il Blonzac,

dee pero •ufar giollizia: ru!lo oo

va al.

fine mate: , quanr

fi dice: le ricompenle

li

fanno uo poco aJj,errare ,

ma col

rempo

vengono. Non

e

errore del Mioiíl.:ro, s'

e

E

mag•