Ando a vllicare il Sigoore di Laval.; e fo(.
Je per aver e fpa!To, o per
fa
re che i due
:Mifancropi fi corregge!Tero l' uno clJll' ah ro,
volle il Srgnore di Laval meccergli a fron–
te infierne: mando pregando Alcefie , che
foffe a pranzo
{eco .
Tra gli uominí, glí a!Tunti a tavola fpe!fo
s' aggirano ful!a política ; ed il Guafcone
dopo ma ngiaca la mínefira ,
fi
diede a dlr
m ale, e a bere aletee canto • Non prendo
mafchere, dícea , bo una ferma avverliooe
al mondo. Vorrei e!Tere doemila leghe difco.
fio dal mío Paefe , e duemila aoní
fu
0
rí del
m io f<colo. E' la Patria clelle pettegole , e
de' furbi: il fecolu de' torcí. Da' raggíri, e
dal favore fono fiare facce le parci:
iJ
folo
merito
e
dimencicato .
11
cnrreggiare coa
adulazione oc ríene cuete le grazie,
chi
fa
il
fuo dovere non ha nulla. Per efempio io
1
che non bo ma i {apu ro aoda re fuorche do.
ve
I'
<inor mi chiama, e combacrere , come
un foldaro , fon cogníco ali' inímico
:
ma
porcimi il diavolo , fe ne Corte , ne
Mini.
ílri fanno ch' io
fia
al mondo . Se udi!fero
parlar di me crederebbero , ch' io fofli uno
de' roiei anteoati , e quando verra Joro der.
to, che uoa 'Palla ·di cannone m' ba facta
Ipari r la tefia, rlomanderanno , ci giaoco
1
le vi
erano ancora Blo nz1cchi al mondo •
Perche non
vi
face voi
v
dere, gli d HTe
il
Si.