ti'
una buoua fafciaa, fra
la
moglie , e i
li.
gliuoli
!
poi
el
cena con buon appectito ,
poi
!i
va a letra, e credete
voi
che ci flia
in mente
il
mal t.empo? Tal volea mia mo.
glie dice
:
Clamo mio , odi tu
il
vento , e
la burrafca ? Ah!
íe
tu foffi ora ne' cam,
pi! .. . Non vi fono, fono
c~n
te, le
rit:
pondo io , e p·er acccrtarilela l' abbraccio
ilrettá • O h
!
Sigoore
1
quanti fono oel bel
mondo , che non
vivoao
cooteati come
noi •.• E te· gravezze ! • • • Le paghia.
mo liecamente . Oh
!
s'
ha pilre a pagarle.
T utto il Paefe non puo e!fer nobile. Chi
d
goveroa , chi ci giudica non pul> veoire a
lavorare i cerreoi , Effi fanno que! che oc•
corre a ooi, noi quel che occorre a loro
!
e ogni profeffioue , come fu e! di
rli
,
ha le
faticbe fue. Q_uale equi::'t , di!fe il Mifan·
tropo! ecco io due parole torta l' Econo•
mia della ptimitiva fociet:'t • O Natura!
Tu fola
fe'
giufia : oella toa non coita fem–
plicita trovafi la retta ragione : Ma
voi
pa•
g ao
e sl puntualmente il tributo, aprite
voi la
ha
a 1 caricarvi di piu ? Un tero·
po
le
n' .ivea timoEe, il Signare del luogo,
lodaro lia Dio ,
ci
ha liberati da quefto
tra vaglio . Fa l' uffizio del nóllro buon Re,
1mpone , e
ri
fcuotc egli fie!fo; e al bifogoo
paga del fuo prima ' e
ci
ha de riguardi
t:ome a' fuoi figliuoli •• , E chi
e
coceílo
ga-