am icizia di quarant' aani. Faremi Ja grazia
di rnndurvi Angelica. La figliuola mia, uz
c'ompagna ael moni!lero, avra l' onore di
accompagnarla . Voi ved rete I' uno, e l' al.
ti-a l' uomo, che la richiede; e perche voi
fiare píu a
vol1ro
agio, cgli mede!imo non
fapra, ch' io v'abbia parlato di lui. Affegaa–
to il di ,
vanoo Alcimooe , e Timanre a
prendere Angel ida, e Lucia : giuagono, mer.
tbnú a ravola ,
íl
fa
avvifare il Giovaae ;
che occuparo nel fuo ftanziao , non fofpet–
tava per fogno
la fortuna , che gli fovra.
Hava. Entra : qua! maraviglia
!
Aogel ica
i'n cafa fua ; Angelica col padre . Che pa–
tea egli credere, che fpera re di tal
vi
li ta
?
Perche tanto fegrero
!
Pare, che ogni cofa
gli predica la Jua felicita : ma la fua feli–
cita
non
e
vc-riúrnile • Frz tan ti, e
fi
con.
fu!i penfieri , pe.d,tre l' ufo de' fen!i. Un
fubitaneo !lordimento gli ftefe una nebbia
avaoti gli occhi • Volle parlare , gli man–
co la voce
;
ed un folo profondo iochino
e'fpre!fe al paéce , e alla figliuola 'quauto lo
col piffe nel cnore
1'
onore che il padre , ed
egli riceveano. La forella , che gli
fi
gitto
fra le braccia , gli diede campo di riaverli
dalla fu a confu!iooe. Non
fu
mai al mon.
do abbracciarneoco cosi affetruofo. Credea di
Cenere abbracciate
t.
ogelica
, e Lucia , ne
·roer
a
f'Piccarfene.