árreca incomodo
11e
fatica veruaa •
Si
vive co' proprii figliuoli; s' hanao focco agli
'occhi; fi conforifce con loro ;
s'
avvezzaao
ad efaminare, a riflettere,
s'
ajucano fenza
impazienza, a fvilluppare le idee ; non
ú
difg ufiano mai con atti di mal umote ,
o
di difpregio; la feverica , non buona ad al–
tro, che a rimediare ad un mate
facto
da~l.i
negligenza, non ha quaíi mai luogo
in
un' educazione d' ogni momento; ed av.
venendo che non
li
lafcia mai prendere
a
¡¡atura alcuna mala pieg1, non
v'
e
obbligo
di merterla afio firercojo.
Sarebbe mai indiforezione
la
mia , di!Te
Acelia,
s'
io vi palefa(fi il mio defiderio
d;
eífer preíeñte ad una di quefie lezioni?
La:
Signora di í.isbe chiamo a se
i
fuoi figliuo–
li, che fi fiavano infierne occupati in Ün
canto della fala • Vennero ·<li
volo
alle
braccia della Madre , con un' allegrezza
cosl iogenuá, éhe Acelia fe ne fentl coceo
il
cuore. Figliuoli miei ; diífe la Madre ,
qui la Signoi'a
a
vrebbe piacere
tl'
udi rvi :
ora c' interrogheremo.
Ammiro Acelia
l'
ordine ; e la nettezza
delle norizie , che aveano apprele ; ma mol.
to piu le parve un iocanro quella mo:le–
ilia, colla quale
di
mano ia mano rifpofer.o
·ognuno fecoodo la vslca fua; quell' armo•
nica