nica intelligeaza ; che palfava fra loro ;
que!
vivo
iutere!Te, che
fi
preodevano della
bµoaa riufcica, _
I'
uno per l'altro.
Incenzione d' Acelia era di fa r iní:ere!Taré
a
quefio fpettacolo Melidoro;
il
quale tancó
fo ne commolfe, che gliene ufcirono le la–
grime. Oh! voi fiece pure felice, non cef–
fava mai di dire al Signore di Lisbe ,
o
voi fiece pur felice , che avece fiffatti
fi~
gliuoli
!
Non c'e al inondo confolazione piti
foave -
Sir pub ciar cofa pi,u mirabiic
¡
e piu ferit•
plice, diceva ella parcendoíi
~i
JA;
a MelL
doro
i'
Come
pub
darfi ch' un casi puro
p iacere venga cosi poco conofciuí:o ; e che
la cofa natura!iffimá
pi~
di tutee fia·
auch~
nel mondo quella che· piti di rado
fi
vede
!
Si han no de' figliuo!i, ·e vengono a aoja
·!
'e cercanfi fu ori di caía
pa!Iat~mpi,
quando
fi
pofseggono in· cafa piaceri di tanro gnfio,
e
cordiali; ed obbligbi d' importanza tale
1•
Egli
e
il vero, dilfe- Melidoro ; che non
tutti i figliuoli fono• cosi ()ennati.
E
cbi ha
decro a uoi, ripiglio :Acelia , che il cielo–
non ci abbia accordata la fie!Ta grazia?
Eh~
amico mio credimi
;
e'
íi
fuol tanto rim•
proverare la natura, per rifparmiare i rimpro·
veri a noi. Per lo piu
s'
ufa a caluuniar
lei , per_giufiificazit>ue di
se.
Fer poter ere·
de.