'
E COSTVMI
DELL£
G NTI
mco·itandofi, trouaffero
i
mariti poco atti a
poterle
fe
uir
d
'mariti ne'
feruitij
deUa
notte potefJero togli
,~~
fi
liberamente
uno
de'
parenti del
m~rito,
quel
che
piu
loro
aggrada/Je.
Leuo
cbe s,haue{ff
rod.
dare
d:in.tri
·
dote; folamente ne
po,-taua
l.t donn.t di
c:tfa
difuo
p
dre,
alcune
poch
uefie,
er
ctlcuni
u:tfi,
di
poco mo–
menta; uolcndo per
q1~eflo
d
rci ad wtendere Salone,
cbe lab niuol ntta del matrimonio non doucua uemre
4
fi
rfi
col
prez7.o, ma con l amore de' figlmoli.
1eto
che
1
on
Jl
hia
ftemaffe
alcuno do
po,
cf,'
eglifuffe
mor~
to.
lmmque fu[fe ftato ardito di wg1uriare altri,
o
nel mezzo
de'
fl
crtficrj
,
o
pur mentre che
fl
ftau:t in
giudicio,
ne
ueniua
ad efTer
punito in cinque dramme.
Era una
legge
in
Athene,
cbe nella morte d'alcuno
re–
fiaf[e mtierct aUa
hereditd.
nella
f.imiglia.
Md
Solo~
ne
uolfe,
cl
e
:t
chi moriffe,
fuffe
lecito
di
lafciare
d
dct
nari,
o
altre robbe
ti
chi
piu
gli
piace[fo;
per laquale
lLh
rta
ue11iua110
ad
f[cre
pr pofti
git
amici
J
i
paren~
tt:
coloro
d.
i
qualz occ.
u.t
dt
r~gw11e
la
be>·editd
ue=
niuano
ad
effere
poftpofti d quellr,
J
cbi
piaceua
alt
=
ftatore
di
la[ciarl
.
uefta auwrtenza ui
fu,ch
il
te::.
ftatore non
fi
lafciifF
d:t
canto
i
parenti,
o
per
pctz=n
~id
d
p r{uctfo
con
qu:dcbe mganno da
etltri.
Leuo
ui
t
So/one d
ll'efeqrue
de'
morti
,
quei
pianti
grandz,
')Uei
lamenti, che
fi
fol uano fare: u
olfe ancocbe
quel
figlio, cbe
non
fi
trou ffe
eflere
fiato
ammaeftra.tod l
rad
re in qualche
arte
perpotere uiuere, non
glL
fuf
e
obligato
di aiutarlo in niente
ne'
fuoi
b1fog11i;
ne
dt
dar
Ii
dncbo
d
m:mgiare
fii
l.t
u ccbiezza.
uefto anch<>
or ind
che ficceffero
a
i
patri
loro)
qucifigil,cbe
fi
tro=
u:iflcro