chi di
cut
ti
cir¡:ofia1ti ,
~oche
éa
'l
ue li dí
Coraly.
11 Blanford
ri ípHrofamenre
s'
acao!la ,
e
le offre
lii
mano .
Veuice,
clille ,
o
mía
be.
ne
amara , a
d.
re
~
quello pcgno della
vo
ílra fcde , a
qu~fio
fltolo della profperíta di
mia vita, quell' íoviolabile fantira, che d(¡:
coofolidarlo per fernpre ,
Coraly ufaodo a
fo
l' eílrerna violenia ,
a pena ebbe il vigore d' avanzar!i , e di
metter mano alla peana. lo quel punto io
cui vuol fouofcrivere u11a nebbia le copre
gli occhi, l' aff;ilifce i
1
corpo iutto un rre.
mito improvviío, le
fi
piegano torro le gi.
nocchia , e ca ea fe il Bfaoford
1100
l'avef·
fe foftenura . Senz:i 111oviqicn10, agghiaccia•
ro dal ierrore , g uarda
il
NeJfoo, e gli ve–
de in faccia il pa lore della marre. MiJady
$'era laociara ver
fo
(:nr~ly
pcr foccorrerla.
Oh Cielo,
efcla m1
il Bl•nford, cb'
e
quel,
ch'
io veggo
!
dolcuc , " morte
¡ni
circooda·
no , Che facev' in;
r
ht
m
1
a vere voi cefa.
tn? Ahi
!
Amico rn
(Hebbe mai poffibile
f
Rirora11e in
v
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Coraly , non
fono n.; u u
i~•e
, ne rngiu
1!0
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de lidero
la
fofa
volir
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frl,
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Le do
ne,
ch' 11<•<•"'
..J'ínrorno aCo.
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ed
il
lllaoford
lont.wida quella • Srava(j
íl