infallibile. Il soprannaturale in tale stato di animo ipersensibile,
come ritorno atavico, domina il nostro spirito. Il nostro secolo,
dice Erwin J;ick, dominato dall'intelletto e dalla tecnica, trascura
un fatto : le forme di vita esteriore si sono trasformate, hanno
migliorato e noi viviamo piu sicuramente e piu lungamente;
pero le forme interiori di vita sono sempre rimaste le stesse, l'anima
dell'uomo non si
e
mutata.
E
rimasta. la fede nel soprannaturale,
e
rimasto il desiderio del miracolo. Sembra che l'uomo debba asso–
lutamente avere un aiuto superiore ai cui piedi possa rüugiarsi
nelle necessita e nel cordoglio. E se noi, nel dominio della logica,
dopo tante conquiste e tanta luce siamo, come dice Schopenhauer,
un terreno propizio per miracoli, e sempre pronto ed in continua
attesa di seminatori e di semenze, come possiamo pretendere che
chi ha vissuto nelle tenebre e nella superstizione abbia eseguito
con criterio razionale la trapanazione
~
E se pensiamo invece che
il
movente fu mistico e magico, non veniamo certo a menomare
l'opera dei primitivi, ma indichiamo l'unica possibile ragion d'es–
sere di tale operazione.
Con
~
ptimi crani trapanati, si trovarono presso i neolitici
le rotelle, regolari
el
irregolari (come abbiamo notato), tolte al–
cune dal margin
di
crani trapanati aventi tessuto cicatriziale con
fori o se
a.
Gli a.ntropologi hanno stabilito un nesso fra la trapanazione
ed il possesso delle rotelle ed a queste hanno attribuito la virtu
magica di poter allontanare i mali dai vivi e far del bene ai morti.
I Peruviani eseguiTono la trapanazione in grande scala e non
pochi sono gli e emplari di quasi meta della callotta excisa, il
che non
e
ammissibile in vivo .
I piu negano le .trapanazioni postume. Il Muñiz, il Lavoreria
ed altri asseriscono che non furono mai trovati nelle huacas amu–
leti cranici ; e che tale pratica sarebbe stata contraria al sacro
culto dei morti presso gli Incaici.
Infatti notoria
e
la venerazione dei Peruviani pei morti.
Pero non dovrebbe considerarsi profanazione l'estrarre un osso a
fine utile pel morto o pei vivi.
Esiste la tradizione che adoperassero pezzi di tibia umana
per fabbricare la quena (il fiauto ).
Nella biblioteca nazionale di Lima esiste un manoscritto di
212