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LIT'fERAE REGIS COCCINENSIS'

liN, I8(t"Dft>oO I581.

i'lon hO havuto <¡UC;,l' anno teucra di Vostra

Santiti1, con

1:~

<¡uale h:•vrei havuto molto pia–

ccre d' intendere la salute di Vostra Santitil, la

<¡uat Dio accresc:1 per molti ellonghi anni se–

cando Vostn1 Santili• dcsidcl'<l. Amen.

L' anno passato

sc•·i~~i

a Vostra !:iantilil senza

ll'allar d' aleuno cose, (¡uali io desidcrav.1 com–

munic;lrle pcr leum·c; ma come crano quercle,

ct io :s¡ler:a,·:a che

Ji

sarebbc pro,•islo con giu–

stitia dal re di Por·togallo Don llenrico mio fra–

tcllo, quale C piaciuto a l)io di chiamate a se,

io non lo fcci, :¡pcrando <¡ucl che ho detto; ma

come il rcgno hor:1st;i de la maniera chesil Vo–

str·a Sanlit:"•, io non posso mancare di doman–

darli, come a signar che Csopra tulli del mon–

do, mi faccia gratia di riccrcal' por

su:~

teucra

qucllo che succedcr:\ ncl dctto regno, overo lo

go,·emaril, che mi faccino

giu~litia,

el mi diano

quello che ru sem¡we de·mie1antcpassati, etC

mio, et lodimando molt'anni sano, et e di tem-

ru~~:~~ci~l ~~t~!~íec~:r:;~·: .~;~1··~~~~~~~~~~r.i.: ~:

Cochyn hanno semprc tenuta in questo suo

t>Orto di Cochyn un luogo, nel quale i mcrcanti

che

ti

,·eni,•ano, pagavano la gabella di tulle le

robbc che conducc,nno da ogni parte, et tanto

li mici suddili, co1ne

li

sll·anieri; et questo mi

tocca como a re naturale, che sono di questo

regno; ot in<IUC:iiOposscsso antico harma con–

tinuato i ro mici antecessm·i tullO'1lempo, che

ill qucstc.¡>arti e stato commercio el na,·igatio–

nc; ct liporloghcsiche vcni\"ano in questopor–

lo consuc I'Obbo, o fussero h<•bitatori di (¡uesta

cilla, o nO, scm1)1'e pagorno le lorogabelle, se–

cando che 01·ano soliti di ¡>agar in tuui gli altri

po•·ti dei re mioi vicini, do,·e andavano con sue

1

Theiner, loe. cil., pag. 715.

robbc. Stando io in <¡uesto possesso quieto

tanto pe!' miei vassalli come pcr stranieri, ti

,.¡_

ccrCctgo,·ernatori t>:Jssati s'intrnmiseroa man–

dar a rice,·cre te gubcllc di questo mio porto da

li fuorcsticri, d1e in quclto conducevano sue

robbc, pe•·turbando

il

mio possesso ct dirillo

nntico,senza ha\'eressiray-ionalcuna, mausando

la sua

potc:st~

assoluta: it che tutto e stato pas–

S<IIOpcr non agg•·avar il scrvitio del •·e di Por–

togatlo mio_ fJ\I!Clto, 1'0<1

io ho scmpre diman–

dato la rcst1tutionc a 1' antico pussesso, et che

mi siano date le deue gabelle; ma sempre m'

ha rirnesso a

1i

viccrCel governatori di <¡ucsto

stato, che mi facessero inticra giustitia, il che

essinonhanno

m<~i

fatto; ct hora non solamente

non sicontentano de le gabclte de' fuorestieri.

ma l•anno cominciato a pretcnderc in quello de

i ma•·itati e nalurali del Juogo, ct commandano

a le na,·i che non t>iglino <¡ucstú porto; il che

io non merito pcr qucllo che Vostra S:mtitil ha–

YCr~

udito de i sep•itii che i miei antepassati

hanno fattoa ti ¡>ortoghesianticamente, <¡uando

vennero in

que~le

parti, come si puO,·eder per

le úroniche del ro Don Emanuele mio fratel\o,

a le <¡uali mi riporto.

La

christianit, del' a¡>Ostolo S. Thommaso

che stll in questi mici regni, et Vostr!l Sanlit:\

me la raccommanda, io la favorisco, et

f;~vorirO

sempre, oltra che di mio obligo per il gustoche

VostraSantit:\ ne tliglia, a la quate Dio dia \onga

\'ita et accresca in suo stato per molti anni.

Amen.

Benedl!tto ¡;'fanccsco miosPgretario la scrisse

inanú di me in presenza di Canacha Mena regi–

dor maggior de' miei regni, el di N. No•·a mio

in Goa nei mici palazzi di Cochyn disopra a t8

di gennaro 1581

(18

de janeiro de

·1581.)