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CATHOLICA QUERIMONIA

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tici esemplari rimastici, ed a Voi noti, non

poter esser vera ne l'alterazione, ne l'abbru–

ciamento degli esemplari medesimi ¡ pur

!'una, e l'altro prendete a sostenere, e far

credere in difesadel P. Concina? Di questo

sen tiro volentieri cio che vi paja¡ e intan–

to dacche siamo sull'abbondare in compas–

sione¡ compatiremo anche Voi ....» (

L etlere,

I,

262-286 de la ed. de 1755).

Difícil parécía dar salida satisfactoria á

estas razones; mas no por eso se arredró el

impávido Eusebio Eraniste, y respondió al

P. Baila á 17 de Julio de 17 54, en una carta,

que es la 47." de su colección, donde, confe–

sándole que no dejan de tener algún peso

aparénte sus argumentos, sin embargo, «cio,

che non me permette di· arrendermi ad essi

(le dice), si e che dall'altra parte concorre•

la certa autoritá di un testimonio si grave

(el del P. Ascanio), e con tali condizioni

avvalorato, che superiore lo rendono a qua-

' lunque eccezione» (t.

VI,

pág. 311).-Le

añade que «per quanto spelta l'argomento

vostro principale delle pretese

sottoscrizúmi

falte diproprio pugno

da Monsignor di Ma–

laga, che attestate vedersi pur oggidl in va·

rie Copie, che sopravanzano •dell'edizione

di Madrid¡ posso accertarvi in parola di ve–

ritá, che da persona erudita, e pratica sono

stato avvisato d'esser elleno infinte, e sup–

poste da mano straniera» (pág. 31 8) .

Mas, prescindiendo de esta hipótesis, que

al mismo crítico debió de parecer demasia–

do imprudente y atrevida, aunque no se re–

suelva á tacharla de «affatto inverisimile, e

destituta di fondamento» (pág. 319), le pro–

pone otra

m~s

sencilla, y es la siguiente:

«Terminata la stampa, il P. Pitei, siccome

di ordinario succede, ed e succeduto anche

a me in certa occasione, se ne ritenne pres·

so di se delle Copie (e probabilmente ne ri–

tennero ancora altri suoi Compagni), e

mando tutte l'altre o immediatamente al

Vescovo, o, come e piu credibile, ai PP. Ge–

suiti di Malaga, perche gliele presentassero.

Questi, siccome aveano un fortissimo im–

pegno per la divulgazione di quell'Opera a

motivo del t_rionfo degli Avversarj , che an–

davano facendo coll'infame libro del

Teatro

Gesuitico,

pressarono tosto con vivissime

istanze Monsignore, perche lo pubblicasse,

e segnasse col nome suo gli esemplari, per

chiudere l'adito ai sospetti, che quella non

fosse Opera sua, ma de' Gesuiti: edil Ves–

cavo tenendo con buona fede che stata fas–

se pontualmente eseguita la sua volontá dal

P. Pitei, cui affidato avea il MS., per com–

piacerli (tanto piü, che si dice esservi stato

ordine della Corte) fece le sottoscrizioni ri–

chieste, ne diede nelle loro maní delle Co–

pie, e ne trasmise eziandio a qualche suo

amico, e confidente. In progresso di tempo

avendo Monsignore letto, o esaminato con

piü di attenzione il suo libro, vi discoprl le

aiterazioni fatte in esse contro il suo volere:

per il che diede ordine, che fossero tutti gli

esemplari abbruciati: siccome segui, quan–

tunque possa credersi che in quell'incontro

ne venisse trafugato qualcuno, nella guisa,

che

ío

stesso P. Ascanio attesta d'averne

serbata una Copia, che porto seco in Italia»

(págs. 321-22).

La audacia de un adversario que con

tanta inconsideración y ligereza trata las

cuestiones más delicadas, y su empeño en

que á toda costa nos atengamos al dicho

del P. M. Ascanio, si es que tal dijo, nos

dispensan de continuar copiando lo que se

siguió en esta disputa: tanto más que nos

parecen suficientemente resueltas y desba–

ratadas de antemano las dificultades poste–

riores por el mismo Don Fray Alonso de

Santo Tomás, á quien no tenemos por tan

informal ó imbécil como nos le pintan sus

dos hermanos de religión, Fr. Daniel Con–

cina y Fr. Juan Vicente Patuzzi.

Por lo que hace al P. M. Ascanio, no

puede caber duda en que le flaqueaba algún

tanto la memoria, cuando refería al P. Con–

cina el cuento que, bien ó mal forjado, se le

atribuye de lo ocurrido en Madrid con el

misterioso «P. Pytei Gesuita Procuratore

della Compagnia in quella Corte».

El año de 1686, fecha exacta del suceso,

no había en Madrid ningún P. Pytei Procu–

rador, ni le ha habido nunca jamás, que

sepamos. Ese año estaban de Procuradores

en la Corte los PP. Jerónimo Guerrero y

Ambrosio Ortiz, á quienes es de creer que

hubiese conocido ú oído nombrar alguna

vez el bueno del P. M. Ascanio. De creer

es que oyese también alguna otra el ape-